Viaggio a Laives, l’eldorado in Alto Adige dove grillini e leghisti governano già insieme

Andrea zambenedetti
Laives (bolzano)

«Non c’è altra soluzione: Salvini e Di Maio devono fare come abbiamo fatto qui. Accordarsi sul programma e risolvere i problemi della gente». Vista dall’incrocio tra via Kennedy e via Pietralba, con gli occhi di Giovanni Zanolli, la questione è molto semplice. Settant’anni suonati, una vita a spaccarsi la schiena come piastrellista, oggi presidia il semaforo in centro al paese. E’ arruolato nel piccolo esercito di nonni vigili di Laives, comune di 18 mila abitanti governato dal 2015 da una coalizione di cui fanno parte Lega e 5 Stelle. Proprio la “regolarizzazione” dei pensionati con i giubbotti giallo fluorescente, organizzati su quattro turni e rimborsati sei euro l’ora, è tra i risultati rivendicati oggi dai pentastellati. Ma non è l’unico.

In Alto Adige i consigli comunali vengono eletti con il sistema proporzionale. Il giorno dopo le elezioni di Laives l’allora candidato sindaco Christian Bianchi, alla guida di una lista di centrodestra, si è trovato senza maggioranza. L’unica via per uscirne è stata puntare su un’ampia coalizione. Dai 5 Stelle alla Lega, passando per Svp.

 

 

«Prima di cominciare ci siamo accordati sul programma. Quattordici punti, dodici dei quali già completati – spiega oggi Bianchi – abbiamo coinvolto le segreterie e messo le cose in chiaro così da evitare problemi. I 5 Stelle ci hanno dato l’appoggio esterno. Non sono entrati in giunta ma senza i loro voti probabilmente saremmo tornati alle urne immediatamente».

 

E la macchina amministrativa procede: «Abbiamo rifatto la piazza e le scuole, sistemato le ciclabili, condiviso una linea su migranti, sicurezza e riduzione dei costi della politica. A livello locale siamo diventati un punto di riferimento».

 

Vien facile pensare che se funziona qui può funzionare ovunque. «Esportare questo modello a livello nazionale non è semplice. Gli equilibri sono molto più delicati ma è chiaro che se un accordo ci sarà dovrà assomigliare a quello che c’è stato qui da noi. Qualsiasi maggioranza dovrà essere trovata alla stessa maniera». Chi sostiene che una coalizione possa logorare Lega e 5 Stelle deve dare un’occhiata ai risultati dello scorso 4 marzo. «Il nostro è l’unico Comune dove il centrodestra ha vinto e i 5 Stelle sono cresciuti. Il Pd con l’Svp è passato dal 21 per cento al 12». Maria Elena Boschi che correva all’uninominale in questo collegio è stata comunque eletta.

 

Certo a questa latitudine tutto sembra più semplice, il municipio di Laives non è Palazzo Chigi. Non c’è quasi nessuna angoscia legata all’occupazione. Il 9 gennaio è andato deserto il concorso per assumere un funzionario contabile di ottavo livello. Tra le scuole e il municipio a lavorare ci sono due richiedenti asilo, muniti anche loro di pettorina fluo (ma arancione), hanno una carriola e con la malta stanno sistemando un muro. «Vengo dalla Nigeria – confida il più basso dei due – prima ero a Bolzano poi per fortuna mi hanno spostato a Laives. Qui si sta bene, abbiamo la possibilità di lavorare». Laives in totale ne ospita una sessantina: «Alcuni lavorano per il cantiere comunale – spiega il sindaco – altri per aziende private. Nessuno rimane in giro con le cuffiette e il cappellino ad attendere che arrivi sera».

 

Da queste parti i dubbi vengono spazzati via. «Salvini deve trovare un accordo con Di Maio, non certo con il Pd» sostiene Erika che con il presidente dell’Alto Adige, Arno Kompatscher, condivide solo il cognome. «Il nostro è un modello che funziona e funziona alla grande». Al bar, seduto al tavolo con lei, c’è anche il titolare: Bobo Trentinaglia con questa tornata elettorale ha maturato l’ottavo anno di astensione al voto. «Finché a governarci sono i tedeschi siamo tranquilli» rilancia serafico. Laura, sciarpa fluorescente e piercing sulle labbra è invece mamma di tre figli: «Oltre agli assegni familiari ricevo 158 euro al mese dalla Provincia e per i bambini sotto i due anni c’è anche un bonus per lo smaltimento dei pannolini».

 

«Salvini lo sa bene come vanno le cose qui – riprende Bianchi – lo sa che siamo un’eccezione nell’intero Alto Adige ma non me la sento di dirgli di chiamarmi. Non ha certo bisogno dei miei suggerimenti».

Nonno Giovanni invece ai suggerimenti non rinuncia: «Sul reddito di cittadinanza i 5 Stelle hanno torto, così si premiano anche gli sfaticati. Salvini su questo non deve mollare». A 10 chilometri da Bolzano la via d’uscita sembra tracciata: a indicarla è un nonno vigile con la pettorina fluorescente.

LA STAMPA

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