Europa debole senza il faro di Wall Street. Milano è la peggiore (-1%)

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Chiusura debole per le Borse europee (segui qui i principali indici), con gli investitori che hanno preferito sposare un atteggiamento cauto nell’attesa che

domani riapra Wall Street, dopo il week end lungo del President Day. Sono scattati quindi realizzi dopo che gli indici del Vecchio Continente erano saliti vivacemente già la scorsa settimana, recuperando terreno dai minimi del 2018 segnati a febbraio. Intanto sale anche il nervosismo in vista della pubblicazione delle minute della Federal Reserve, in calendario mercoledì, dalle quelli gli osservatori auspicano di leggere indicazioni sulle future mosse dell’istituto centrale in materia di tassi. Milano ha fatto peggio delle altre Borse, terminando le contrattazioni in ribasso dell’1%.

Tenaris in volota su ipotesi dazi Usa a compagnie asiatiche
A Piazza Affari si sono però distinte leTenaris, salite del 3%, sull’ipotesi che il presidente americano, Donald Trump, nei prossimi mesi varerà dazi contro i produttori asiatici di acciaio e alluminio, dopo il suggerimento presentato negli ultimi giorni da parte del Dipartimento americano del Commercio. La eventuale mossa potrebbe favorire il gruppo italiano, che genera negli Stati Uniti il 30% del proprio fatturato. Nel dettaglio le misure suggerite dal Dipartimento al Commercio, che si andrebbero ad aggiungere a quelle già in vigore, ipotizzano una tariffa generalizzata pari ad almeno il 24%, un dazio minimo del 53% imposto a dodici Paesi, tra cui Cina, Corea del Sud, Russia e Turchia e una quota dell’import per tutti pari al 63% del valore dell’anno precedente. D’altra parte per adesso sono solamente sollecitazioni proposte dal Dipartimento americano, mentre la decisione finale spetta al presidente Trump, che dovrebbe decidere entro aprile. Secondo gli analisti di Equita Sim, che emesso una raccomandazione di “Buy” su Tenaris, «l’eventuale introduzione di nuovi provvedimenti potrebbe migliorare lo scenario sui prezzi dei tubi negli Stati Uniti» per la società italiana, che per altro approverà i conti del quarto trimestre il 21 febbraio.

In controtendenza Banco Bpm e Telecom

Sono inoltre salite anche leBanco Bpm (+0,7%), sull’onda della notizia che la banca ha ottenuto semaforo verde da parte della Banca centrale europea all’utilizzo dei modelli interni per la gestione del rischio di credito. L’autorizzazione dovrebbe favorire un miglioramento del multiplo Cet1 attorno a 80 punti. Hanno invece perso lo 0,67% le Banca Pop Er, lo 0,96% le Intesa Sanpaolo e l’1,78% le Unicredit. Ubi Bancai ha registrato un progresso dello 0,1%. Se sono rimaste stabili leEni, beneficiando sia dell’andamento favorevole del petrolio, sia dei conti del 2017 annunciati la scorsa settimana, le Telecom Italia hanno guadagnato lo 0,26%, mentre rimane di attualità il dibattito su un eventuale scorporo della rete. Si avvicina inoltre la data del 6 marzo, quando il gruppo presenterà i risultati del 2017 e il piano industriale targato dal ceo, Amoz Genish.

Male Ferrari e Fca

Il listino ha invece risentito delle vendite su Fiat Chrysler Automobiles (-1,8%), Pirelli (-2%)e Ferrari (-2,2%).Sono inoltre andate male le Luxottica Group (-2%) e le Cnh Industrial (-2,15%). Poste Italiane ha invertito rotta sul finale, riuscendo a guadagnare lo 0,15%, nell’attesa dei numeri del 2017 diffusi a Borsa chiusa.

Tonfo dei diritti del Creval, in volata Carige

Fuori dal paniere principale sono volate dell’8,9% le Bca Carige, dopo che il blitz da parte del finanziere Raffaele Mincione, che con la sua Capital Investment Trust ha comprato una quota del 5,2% del capitale. In più Il Sole 24 Ore del fine settimana ha indicato che anche altri fondi avrebbero messo in portafoglio di

recente azioni Carige accumulando complessivamente circa il 10%, considerando anche la quota di Mincione. D’altra parte nel frattempo Credito Fondiario (dal 5,39%) e Chenavari (dal 4,9% dichiarato a inizio gennaio) dovrebbero avere fortemente ridotto l’esposizione nel capitale dell’istituto. Gli investitori, comunque, si interrogano anche se Malacalza Investimenti della famiglia Malacalza innalzerà la propria partecipazione oltre il 20,6% adesso detenuto, forte dell’autorizzazione ricevuta da Bce a salire fino al 28%.

Nel giorno in cui è partito l’aumento di capitale da 700 milioni di Credito Valtellinese, i titoli della banca hanno perso il 7,1% e i diritti il 66,8%.Sono andati peggio i diritti precipitati quasi del 67%. E tra l’altro, viste le caratteristiche dell’operazione, il valore dei diritti è l’elemento decisivo per osservare l’andamento dell’aumento di capitale: il prezzo dell’azione è stato praticamente azzerato (scambia a 0,106 con un calo del 7%) mentre i nuovi titoli saranno emessi a 0,1 euro. La ricapitalizzazione da 700 milioni avviene mediante offerta ai soci di diritti che consentono di acquistare 631 nuove azioni a 10 centesimi ciascuna per ogni titolo posseduto. I diritti saranno negoziati in Borsa fino a venerdì 2 marzo, mentre l`esercizio deve essere effettuato entro l`8 marzo. L’operazione è garantita da un consorzio di banche guidato da Mediobanca. Come avvenuto per Carige in autunno alcuni investitori hanno firmato accordi di sub-garanzia di prima allocazione e quindi, in caso di inoptato, potranno intervenire nell’aumento: si tratta di Algebris (che si è impegnata per 20 milioni), Credito Fondiario (20) e Dorotheum (15). I tre soggetti sono impegnati anche in altre operazioni con l’istituto di Sondrio: Algebris avrà l`esclusiva sull`acquisto di un portafoglio di 250 mn di inadempienze probabili, Credito Fondiario su un portafoglio simile e sarà master servicer della cartolarizzazione di crediti problematici da 1,6 miliardi di euro infine Dorotheum avrà l’esclusiva sulla cessione del credito su pegno.
Infine Leone Film Groupha guadagnato l’8,3% sull’onda del successo incassato dal film The Post, che la società distribuisce in Italia insieme a Rai Cinema.

Euro sotto la soglia di 1,24 dollari, in rialzo il petrolio

L’euro/dollaro ha perso quota nei confronti del biglietto verde, scivolando sotto la soglia di 1,24 dollari. E’ ben impostato il valore del greggio, con il wti sopra i 62 dollari al barile (segui qui Brent e Wti). Lo spread è risalito in area 130 punti.

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

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