Polizze dormienti, l’Ivass risveglia 15 mila contratti. Oltre 1,5 miliardi ai beneficiari

di FLAVIO BINI

MILANO – Cacciatori di tesori addio. Oggi basta incrociare banche dati. Così l’Ivass, l’autorità di vigilanza sulle assicurazioni, è riuscita a stanare oltre 11 mila beneficiari di 15.789 polizze dormienti, polizze cioè che pur avendo maturato il diritto al pagamento non vengono riscosse da nessuno perché gli aventi diritto non sono a conoscenza.

I conti esatti al centesimo non sono ancora stati ultimati, ma la stima preliminare è impressionante. Si tratta di circa 1,5 miliardi di euro, rimasti dimenticati per anni, risvegliati grazie all’attività dell’Istituto e destinati quindi a tornare ai legittimi beneficiari. Operazione che, al 30 novembre scorso, è già stata completata per il 76% delle polizze. In sostanza, 12.002 contratti su 15 mila sono già stati pagati.

La cifra è ingente ma il meglio deve ancora arrivare. “È un antipasto. Ora però aspettiamo il boccone grosso”, spiegano soddisfatti dall’Ivass. Le polizze risvegliate riguardano una sperimentazione partita a fine anno su un campione di 12 imprese e  101.242  polizze vita  di  assicurati con età superiore a 90 anni, con un importo medio di poco più di 101 mila euro. Il totale delle polizze individuate dall’Ivass come dormienti o potenzialmente dormienti, risultato dell’indagine pubblicata ad agosto, è molto più alto:  4,11 milioni per un controvalore di 190 miliardi di euro. A queste si sommano anche quelle a vita intestate a persone anziane di cui le assicurazioni non sanno se è avvenuto o meno il decesso. A partire da marzo l’Ivass incrocerà i dati su tutte queste polizze. Regalando probabilmente molte piacevoli sorprese agli ignari beneficiari.

Fino ad oggi il problema è sempre stato duplice: da un lato le compagnie non hanno strumenti efficaci per sapere se i propri assicurati siano o meno in vita a meno che qualcuno rivendichi le somme spettanti, dall’altro – in caso d morte – risulta complesso rintracciare i legittimi eredi, spesso non indicati con nome e cognome nei contratti assicurativi. Non sempre infatti mogli, figli e parenti sono a conoscenza di polizze stipulate dai loro cari.

Qui si è inserita l’iniziativa dell’Ivass, che ha chiesto alle compagnie i codici fiscali dei titolari delle polizze, li ha comunicati all’Agenzia delle Entrate che ha accertato se questi fossero o meno in vita. Informazioni che, girate nuovamente alle compagnie assicurative hanno permesso di risvegliare le 15 mila polizze, raggiungendo anche per oltre tre quarti dei casi i relativi beneficiari e provvedendo quindi al pagamento del dovuto.

Diversamente, i fondi non vanno perduti. Una volta decorsa la prescrizione – dieci anni dalla morte o dalla scadenza del contratto – i fondi sono destinati al Fondo Rapporti dormienti della Consap, una controllata pubblica che si occupa a sua volta di gestire i rimborsi per chi  – oltre i termini della prescrizione -è ancora in tempo per rivendicare le proprie somme.

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