Sinistra, alta tensione sulle Regionali Grasso media. Sì solo a Zingaretti

La battaglia è andata avanti per giorni, tra la sede di Sinistra italiana in via Arenula e quella di Mdp in via Zanardelli. Finché ieri, al termine dell’ennesima riunione fiume con Pietro Grasso, dal camino della Befana è uscita una fumata (quasi) bianca. Il via libera non è ancora ufficiale, ma Liberi e uguali dovrebbe presto sciogliere la riserva e accogliere l’invito del Pd a sostenere Nicola Zingaretti nel Lazio. Fumata nera invece sui cieli della Lombardia, dove salvo colpi di scena il niet della sinistra a Giorgio Gori resterà tale.

Il leader è convinto che l’accordo con il Pd per le Regionali sia la strategia giusta in vista del dopo elezioni e così la pensa Roberto Speranza. L’ala movimentista e antagonista della lista è invece fortemente contraria a entrare in un’alleanza di centrosinistra. La sola parola fa venire l’orticaria a Nicola Fratoianni, determinato a non riaprire il campo della coalizione. Anche Pippo Civati non vuole saperne di appiattirsi sul Pd, tanto che in uno degli ultimi vertici il fondatore di Possibile ha espresso con una battuta la sua ostilità al progetto unitario: «Perché non andiamo direttamente alle politiche con il Pd di Renzi?».

La tensione era tale che il neonato movimento sembrava destinato a spaccarsi, rinunciando a usare il simbolo di Leu alle Regionali e schierando Mdp con il centrosinistra e Sinistra italiana e Possibile contro. Poi Grasso ha mediato e al tavolo con il presidente è saltato fuori il compromesso: a Roma con Zingaretti, a Milano con un candidato di Leu ancora da individuare. «Escludo che si possa andare ognuno per conto suo, lavoriamo per una posizione unitaria — conferma Alfredo D’Attorre —. Decideremo dopo esserci confrontati con Zingaretti sul programma. Nulla è scontato. Né la rottura, né l’accordo». Al Nazareno sperano che sarà la linea di Grasso ad avere la meglio. Il presidente del Pd Matteo Orfini tiene le porte spalancate: «Fino all’ultimo lavoreremo per portare Liberi e uguali dentro l’alleanza. La dialettica tra loro è forte, ma noi siamo per tenerli dentro… Anche se non capiamo come facciano a dire Zingaretti sì e Gori no».

Oggi Leu terrà l’assemblea programmatica e metterà alla prova il suo terzetto di testa. La coordinatrice della campagna Rossella Muroni, ex presidente di Legambiente, aprirà i lavori illustrando le regole di ingaggio per le candidature alle politiche. A mezzogiorno parlerà Grasso e Laura Boldrini chiuderà i lavori. Dietro le quinte lo scontro sulle liste è già nel vivo. Il leader puntava a mettere dentro almeno otto personalità della società civile, tra cui il medico di Lampedusa Pietro Bartolo e Andrea Iacomini dell’Unicef. I partiti fondatori, dovendo sistemare i loro parlamentari uscenti, invece premono per ridimensionare le aspettative del leader. Un parlamentare di Mdp la mette così: «Con l’8 per cento avremmo 40 eletti. Tolti Grasso, Boldrini e i tre segretari, restano cinque posti per il presidente del Senato, quattro per Civati, 16 per Mdp e 10 per Sinistra italiana». E l’8 per cento non è proprio a portata di mano… In compenso dentro Leu c’è entusiasmo per lo «smottamento del Pd in atto sul territorio, da Caserta a Taranto».

CORRIERE.IT

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