Euro forte frena Europa, Milano tiene (+0,19%) grazie alle banche

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Chiusura contrastata per le Borse europee (qui l’andamento degli indici), intimorite dal rafforzamento dell’euro che ha di nuovo superato la soglia di 1,19 dollari. I listini, ben impostati per gran parte della seduta, hanno rallentato il passo sul finale, nonostante Wall Street abbia aggiornato nuovi record, con il Dow Jones che ha superato l’importante soglia psicologica di 24mila punti (segui qui i principali indici). Milano ha vantato la performance migliore d’Europa, sulle ali dei bancari. Il FTSE MIB ha chiuso in risicato progresso dello 0,19%, mentre hanno perso quota gli altri listini fatta eccezione di Francoforte che si è portata sulla parità.

Ex popolari in evidenza
Piazza Affari ha beneficiato della performance delle banche dopo che in questi giorni è emerso, in base alla pubblicazione dei target Srep fissati dalla Banca centrale europea, che i principali istituti sono ben patrimonializzati. In più si sono rincorse voci e indiscrezioni in base alle quali l’Eurotower potrebbe rinviare la stretta sugli Npl annunciata nelle scorse settimane. Banca Pop Er è scattata al rialzo del 3,89%,

Ubi Banca, alle prese con la revisione della governance, ha guadagnato il 2,6% e Banco Bpmil 2,2%.
Ad ogni modo gli analisti rimangono convinti che la Vigilanza continuerà a esercitare pressioni sui principali istituti affinchè la mole di Npl sia ridotta, ma eviterà molto probabilmente azioni che richiedano un’ondata di aumenti di capitale. Gli esperti di Equita hanno escluso operazioni sul capitale da parte di Bper e Banco Bpm. Morgan Stanley, tuttavia, ha raccomandato cautela sulle banche italiane, tenendo conto del fatto che i margini bancari rimarranno sotto pressione con tassi di interesse bassi. Forse anche per questoIntesa Sanpaoloè rimasta al palo e Unicredit ha lasciato sul parterre lo 0,8%.

Stmicroelectronics sale dopo l’accordo con Amazon

Sono rimaste sotto la lente leStmicroelectronics (+1%), dopo lo scivolone del 6,8% della vigilia e mentre gli investitori si interrogano sull’impatto che avrà sui conti del gruppo il contratto siglato con Amazon Web Services per lo sviluppo di Internet delle cose. «La notizia – hanno commentato gli analisti di Equita Sim – è positiva ma l’impatto quantitativo limitato perché non è un accordo in esclusiva in quanto Amazon ha siglato accordi simili anche con i concorrenti (ad esempio Nxp)».

Effetto indice Msci Global su Saipem e Campari
Sono andate male le azioni di Saipem (-3,1%), pagando dazio al fatto che dalla chiusura di oggi le azioni escono dall’indice Msci Global sostituite da Davide Campari (+1,95%). Anche se la notizia è nota da metà novembre, alcuni fondi hanno rivisto la composizione dei panieri da oggi in occasione della effettiva revisione dell’indice. Per altro Msci ha rivisto anche la composizione dell’indice MSCI Global Small Cap, che vede dalla chiusura di oggi l’uscita di Esprinett (-1,75%) e Bca Carige(inv), oltre che di Campari entrata nel Global delle società a larga capitalizzazione. Sono entrate nell’indice MSCI Global Small Cap Aeroporto Guglielmo Marconi Di Bologna(-2%), Bio On(+2,7%), Dobank (+0,5%), Mondadori (inv), Prima Industrie(-3,5%), Saipem dopo l’uscita dall’altro indice, e Vittoria Assicurazioni (+0,4%). Banca Mediolanum(+0,2%), invece, uscirà dall’indice Ftse Mib e verrà sostituita da Pirelli & C(-0,78%). La revisione sarà effettiva dal 18 dicembre.

Ferrari ingrana la retromarcia dopo annuncio Alfa Romeo in F1

Ferrari ha perso l’1,78%, risentendo della notizia che Alfa Romeo, brand controllato da Fiat Chrysler Automobiles (-0,28%), tornerà in pista in Formula 1. Alcuni investitori temono la concorrenza tra i marchi della galassia Agnelli, anche se secondo gli analisti potrebbe in questo caso aumentare il potere contrattuale della famiglia Exor (-1,17%) in occasione dei contratti in scadenza nel 2020 con Liberty Media.

La stessa Ferrari, inoltre, fornirà i motori ma da questo, sottolineano gli esperti, non dovrebbe ricevere impatti economici significativi visto che già risulta essere fornitrice di Sauber, l’alleato con cui Alfa Romeo tornerà in pista. Alcuni esperti del settore ritengono invece che la mossa sia il preludio allo spin off dal gruppo Fca di Alfa Romeo e Maserati. Gli analisti, tuttavia, ritengono che l’operazione non sia affatto imminente, considerando anche le vendite deludenti negli States e in Cina. Ferrari, comunque, da Inizio anno continua a vantare una delle performance migliori di Piazza Affari, con le azioni che si sono rivalutate del 64% circa.

Euro sopra 1,19 su biglietto verde, petrolio sale nel giorno dell’Opec

Sul mercato dei cambi,l’euro ha superato l’importante soglia psicologica di 1,19 sul biglietto verde. Il prezzo del petrolio ha più volte cambiato la direzione di marcia nel giorno dell’Opec, che alla fine ha deciso di prolungare i tagli alla produzione fino alla fine del 2018. In calo per lo spread tra BTp e Bund, che si è portato a 138 punti. In calo anche il rendimento dei decennali italiani che è visto all’1,75% dall’1,80% della vigilia.

Dagli Usa dati economici sopra le stime
Negli Stati Uniti sono stati pubblicati dati migliori delle attese. E’ emerso che gli americani hanno continuato a spendere, con i consumi aumentati, seppure a passo debole, mentre i redditi sono aumentati in modo solido. Secondo le rilevazioni del Dipartimento del Commercio, le spese per consumi sono salite dello 0,3%, più dello 0,2% atteso dagli analisti. In settembre il dato era aumentato dello 0,9% (meno dell’1% della prima stima, ma comunque il valore più alto da agosto 2009). I redditi personali sono cresciuti dello 0,4%, anche in questo caso più dello 0,3% atteso, dopo il +0,4% di settembre (invariato dalla prima stima). Il tasso di risparmio in ottobre si è attestato al 3,6%, invariato rispetto al mese precedente, ma molto al di sotto del 5,1% di giugno 2016.
Inoltre la misura preferita dalla Federal Reserve per calcolare l’inflazione, il dato Pce (personal consumption expenditures price index), è cresciuta dello 0,1% in ottobre su base mensile e al passo più lento da luglio, mentre su base annuale, ovvero rispetto a ottobre 2016, è salita dell’1,6%, meno dell’1,7 del mese precedente e al di sotto del 2% considerato ottimale dalla Federal Reserve. La componente “core” del dato, depurata dagli elementi volatili, è salita dello 0,2% su base mensile e dell’1,4% su base annuale. Sempre oggi è inoltre emerso che negli States nella settimana che si è conclusa il 25 novembre il numero di lavoratori che per la prima volta hanno fatto richiesta per ricevere sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti è calato più delle previsioni, segno che il mercato del lavoro americano si avvia a chiudere l’anno a passo rapido. Secondo quanto riportato dal Dipartimento del Lavoro, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono scese di 2.000 unità a 238.000, contro le 240.000 della settimana precedente (rivisto al rialzo dalle 239.000 unità della prima stima). L’indice ha battuto le stime visto che gli analisti attendevano un dato fermo a 240.000 unità’. La media delle quattro settimane, più attendibile in quanto non soggetta alle fluttuazioni del mercato, è cresciuta di 2.250 unità a 242.250.

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

 

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