Salvini senza fine

L’ennesima triste gaffe di Salvini («Fine vita? Io mi occupo di vivi, dei morti ci occuperemo poi») farà gongolare gli apostoli del politicamente scorretto in salsa becera, ma conferma la tendenza della politica a difendere una cosa giusta tirandone in ballo una sbagliata. Immagino che Salvini volesse denunciare la scarsa attenzione dei suoi colleghi di sinistra per i temi del lavoro, di gran lunga i più vicini agli interessi e alle ansie dei cittadini. Ma, per sostenere le ragioni di quelli che lui chiama «i vivi», ha mancato gravemente di rispetto verso tanti che morti non sono: i malati e le loro famiglie, che da tempo immemorabile aspettano un segnale di vita dalle istituzioni. Non si capisce per quale ragione si debbano stabilire gerarchie tra i diritti fondamentali. Perché non si possa affrontare da Paese adulto la questione del testamento biologico e al contempo prendere di petto il crollo degli stipendi, la riduzione delle tutele per i dipendenti, il tartassamento fiscale delle piccole imprese.

Nel giorno in cui una lavoratrice dell’Ikea di Corsico, madre separata con figlio disabile, viene licenziata in tronco per avere chiesto di cambiare il turno delle sette del mattino, sarebbe ora che la politica smettesse di litigare sulle notizie false per occuparsi di quelle vere. Specie quando hanno a che fare con la difesa dei più fragili. I lavoratori in difficoltà, che il Pd di Renzi ha espulso dai suoi pensieri. Ma anche i malati e tutte le altre categorie di cui Salvini vorrebbe occuparsi «poi».

CORRIERE.IT
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