L’Italia s’inchina a Vasco, in 225mila al Modena Park

roberto pavanello
Inviato a Modena

 

Non poteva che iniziare con Colpa d’Alfredo e con il pubblico (225 mila persone) che urla a una sola voce «Modena Modena Paaaark», indirizzo di casa di un evento mai visto e luogo che molti dei fan di Vasco, fino ad oggi, non avevano mai visto.

E così che ha preso il via la festa per i quarant’anni di carriera del rocker di Zocca, con un salto indietro al 1980.

Una scaletta, introdotta da Also Sprach Zarathustra di Strauss, che è una vera goduria, è quella con cui i fan di Vasco, stremati da un attesa lunghissima sotto il sole cocente, sono stati premiati. «Benvenuti al concerto che non finirà mai. Benvenuti nel record mondiale», dice il rocker. Le canzoni arrivano, una via l’altra, Blasco Rossi (con “omaggio” a Giovanardi) con la sua combriccola, che «era tutta gente a posto ma qualcuno continuava a dirne male», Bollicine e il suo «piccolo spazio pubblicità», e Ogni volta. Così, giusto per strapazzare un pezzo di cuore di tutto l’esercito del Komandante che ripensa a ogni volta che rimane con la testa tra le mani e rimanda tutto a domani.

Gli Ottanta, che anni quegli anni. Quando Vasco iniziava a farsi strada a colpi di hit e piccoli capolavori che oggi è ancora più facile amare. Perché sono invecchiati divinamente bene, meglio di noi, e perché di loro continuano a innamorarsi i ragazzi: da quelli che in quel periodo sono nati, fino ad arrivare ai Millenials. In una sorta di ideale staffetta generazionale.

Se poi vedi salire sul palco Gaetano Curreri, uno con cui il Blasco ha condiviso alcune delle sue vette creative, e lo vedi lì, seduto al piano accennare Jenny è pazza e Silvia, riportando tutti al ‘77, quando tutto ha avuto inizio. Al primo 45 giri. Sono brividi quando suona Anima fragile, allora questo è il posto in cui essere stasera. Sono brividi quando il leader degli Stadio saluta su La nostra relazione. Ovazione e nostalgia. Ma si può avere nostalgia del presente? Perché tutto ciò sta avvenendo adesso, qui a Modena, 1 luglio 2017.

Quasi pleonastico sottolineare che è stata Una splendida giornata, arricchita da Ieri ho sgozzato mio figlio e da un medley in cui iniziano ad affacciarsi gli Anni Novanta: Delusa, T’immagini, Mi piaci perché, Gioca con me, Stasera, Sono ancora in coma, Rock’n roll show. Prima di cedere il passo al ritorno di uno dei figlioli prodighi, armati di chitarra: Maurizio Solieri su Ultimo domicilio conosciuto e, più tardi, Andrea Braido.

Vivere una favola, Non mi va, Cosa vuoi da me, Siamo soli, Come nelle favole (la firma su questo 2017), Vivere, Sono innocente, Rewind (con super lancio – organizzato – di reggiseni bianchi sul palco) e Liberi liberi portano avanti il concerto tra accelerate e rallentamenti. Rallentamenti che trovano il loro culmine in una sezione acustica da urlo: Il tempo crea eroi, Una canzone per te, L’una per te, Ridere di te, Va bene va bene e Senza parole. Il popolo di Vasco continua a cantare con lui, le sa tutte, vecchie e nuove. Ma in un’ideale classifica sentimentale sono quelle che affondano le radici più indietro nel tempo a riempire l’anima dei fan. Che possono tornare a respirare rock con Gli spari sopra, prima di lasciarsi di nuovo trasportare da …Stupendo, Sballi ravvicinati e C’è che dice no in questo continuo andare indietro e avanti nella linea cronologica vaschesca. E proprio tra queste due canzoni arriva il riassunto della serata: “Non cambieremo le nostre abitudini, non ci chiuderemo in casa con la paura, l’amore è sopra la paura”, dice il Komandante.

Si avvicina il gran finale, è la volta di un Mondo migliore e I soliti, deviazione nel Vasco più recente, prima di lasciar andare cuore e voce per Sally, Un senso, Siamo solo noi e Vita spericolata. Qui il testo cambia e si aggiorna al tempo dei social network: “Ognuno a rincorrere i suoi guai / Ognuno col suo viaggio / Ognuno diverso / E ognuno in fondo perso / Dentro Facebook”. Arriva Canzone, con il ricordo del chitarrista Massivo Riva, morto nel 1999: “Ciao Massimo, sei sempre con noi”. L’inno di chiusura è d’obbligo: Albachiara, introdotta dal piano di Curreri. Degno sigillo di una festa, unica e, pensiamo, irripetibile, con tanto di fuochi d’artificio e coriandoli colorati sulla folla. La mezzanotte e mezza è passata, la musica si è spenta, le luci si sono accese. L’uscita da Modena Park sarà lenta. Qualcuno ha ancora voglia di cantare, tutti se ne vanno con una certezza: il viaggio musicale di Vasco Rossi è uno splendido quarantenne.

LA STAMPA

 

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