Roma, abuso d’ufficio e falso: Raggi rischia il processo per le nomine di Marra e Romeo

di GIUSEPPE SCARPA

Abuso d’ufficio e falso: sono questi reati per i quali la sindaca di Roma, Virginia Raggi, rischia il processo. La procura le ha infatti notificato il 415 bis, atto che conclude le indagini e che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. L’inchiesta della procura di Roma (l’aggiunto Paolo Ielo e il pm Francesco Dall’Olio) riguarda le nomine decise dal Campidoglio, targato Cinque Stelle, di Salvatore Romeo e di Renato Marra. Ma la sindaca si smarca: “Dimettermi se rinviata a giudizio? Seguirò il codice etico. Per adesso andiamo avanti”.

LE ACCUSE: ABUSO D’UFFICIO E FALSO
Virginia Raggi è indagata in concorso con Salvatore Romeo per abuso d’ufficio in relazione alla nomina del suo fedelissimo a capo della segreteria, nell’agosto dell’anno scorso. La sindaca è quindi implicata nel passaggio di Romeo da funzionario nel dipartimento Partecipate, con stipendio di 39mila euro annui, alla guida della sua segreteria, con un salario di quasi 120mila euro. Stipendio poi sceso a 93 mila per l’intervento dell’Authority anticorruzione.

Per quanto riguarda invece la nomina (successivamente revocata) a capo del dipartimento Turismo del Campidoglio di Renato Marra, fratello di Raffaele, secondo la procura Raggi avrebbe detto il falso alla responsabile anticorruzione del Comune, Mariarosa Turchi, riferendo che per la nomina avrebbe agito in autonomia.

In realtà dalle chat scambiate tra la sindaca e l’ex capo del personale, Raffaele Marra, è emerso che la Raggi non aveva preso parte al procedimento di selezione dei curricula, né sapeva che il nuovo incarico avrebbe comportato un aumento di stipendio per Renato Marra. Per la stessa ragione, l’accusa di abuso d’ufficio resta in piedi solo per il fratello Raffaele.

ARCHIVIAZIONE PER IL CASO RAINERI 
La procura ha invece chiesto l’archiviazione dell’indagine sulla sindaca per abuso d’ufficio sia sulla nomina di Renato Marra che su quella dell’ex capo di gabinetto Carla Raineri. I pm hanno chiesto lo stesso provvedimento anche per l’ex assessore all’ambiente Paola Muraro per il reato di abuso d’ufficio sull’inchiesta degli impianti di trattamento meccanico biologico dei rifiuti (Tmb) di via di Rocca Cencia e di via Salaria.

Per questa inchiesta, per Muraro, rimangono sempre in piedi le violazioni di una serie di reati ambientali. Infine l’archiviazione è stata richiesta anche per l’indagine sul presunto dossieraggio al presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito.

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