Di Maio: “Accordo su legge elettorale non è inciucio. Raggi? Via solo se condannata”

di ANNALISA CUZZOCREA

ROMA – Onorevole Di Maio, Matteo Renzi ha detto che si può votare in autunno. Lei sarà in campo?
“Lo decideranno gli iscritti col voto on line su Rousseau”.

Avevate detto a settembre. Anticiperete?
“Certo, se le elezioni saranno a ottobre la road map cambia. Non abbiamo problemi a fare tutto entro l’estate”.

Per anni avete detto nessun tavolo sulla legge elettorale. E invece c’è stato. Avete sbagliato a sottrarvi finora?
“Abbiamo sempre detto di essere pronti a votare leggi buone nel merito. Finora ci hanno sempre proposto leggi che hanno danneggiato il Paese. Sulla legge elettorale abbiamo risposto alla richiesta del capo dello Stato con profondo senso di responsabilità. Ci siamo confrontati nelle sedi istituzionali e alla luce del sole, senza inciuci sottobanco, su un modello su cui abbiamo chiamato a esprimersi i nostri iscritti. Solo dopo il loro ok, abbiamo portato la proposta al Pd”.

Si parla di un largo rinnovamento dei gruppi parlamentari M5S. Sarà così?
“Puntiamo a superare il 40%, che col sistema tedesco ci permetterà di governare da soli. Quindi ci saranno tantissimi nuovi cittadini eletti in Parlamento”.

Come sceglierete chi ricandidare e chi no?
“Anche in questo caso ci saranno le parlamentarie on line”.

Se si andasse al voto con un proporzionale puro, e foste primi, lei ha detto che chiederete la fiducia su un programma preciso. È sicuro che non sarà necessaria un’alleanza più strutturale?
“Per noi è fondamentale un cambio culturale. La politica deve discutere di contenuti e occuparsi dei problemi reali dei cittadini, non di poltrone. Mentre gli altri partiti non parlano di nulla, ma si limitano a provare a copiarci sfornando Bob (un’app che sembra uscita dai primi anni 2000), noi da mesi affrontiamo i temi principali del programma e ogni settimana li sottoponiamo al voto degli iscritti”.

Ma con chi vedrebbe più probabile un’alleanza dopo il voto? Con la Lega e la destra?
“Con chi appoggerà il nostro programma senza alleanze precostituite”.

Mdp condivide la vostra battaglia sul reddito di cittadinanza. Potrebbe nascere un’intesa?
“Mdp è composto da persone che in questi quattro anni hanno votato quasi tutte le leggi vergognose varate da Renzi, contribuendo a farle approvare e a mettere in ginocchio l’Italia. Se supereranno la soglia di sbarramento al 5% avranno la possibilità di votarlo in aula quando saremo al governo e vedremo se fanno sul serio o sono le solite chiacchiere”.

Cosa immagina per i primi 100 giorni di un governo 5 stelle?
“La prima cosa che faremo sarà approvare il reddito di cittadinanza, le coperture le abbiamo già. In questo modo rimettiamo al centro il lavoro e facciamo ripartire i consumi. Poi ci vuole una seria lotta alla corruzione, abolizione di Equitalia, degli studi di settore e dell’Irap per dare ossigeno alle imprese che vogliono crescere, avvio del programma di conversione energetica verso le rinnovabili”.

Sulla squadra di governo: più tecnici o politici?
“Deciderà il candidato premier. Una cosa è certa: presenteremo una squadra di altissimo livello prima delle elezioni. Sfido i partiti a fare altrettanto”.

Nino Di Matteo sarà il vostro ministro della Giustizia?
“Dico solo che la sua disponibilità è una buona notizia”.

Lei ha parlato di meccanismo perverso tra politica e giustizia. Ma il problema non è che i politici esultano quando a essere indagati sono gli avversari e si sentono vittime quando tocca alla loro parte?
“È stato Silvio Berlusconi ad alimentare per 20 anni lo scontro con la magistratura, gridando al complotto ogni volta che indagava su di lui e portando avanti un attacco violentissimo di delegittimazione nei confronti dei giudici. Renzi si è mosso sulla stessa linea, quando ha evocato complotti per il caso Consip, in cui sono indagati per reati gravissimi suo padre e Luca Lotti. È un corto circuito che interromperemo, per noi la magistratura deve poter fare nelle migliori condizioni il suo lavoro”.

Anche nel caso di Virginia Raggi? Entrambi avevate detto che un politico indagato deve dimettersi. Ora annunciate che non ci saranno passi indietro neanche nel caso di un rinvio a giudizio. Il Pd vi accusa di doppia morale.
“La doppia morale è quella di Renzi che sul caso Banca Etruria protegge la Boschi nonostante vi sia un conflitto di interessi insostenibile e poi invece fa dimettere ministri come Lupi e Guidi. A proposito: la querela a De Bortoli non è mai arrivata. Sa cosa vuol dire? Che la Boschi ha spudoratamente mentito in Parlamento a tutto il popolo italiano”.

Non ha risposto su Raggi.
“Abbiamo sempre detto: la giustizia faccia il suo corso. Oltre alle decisioni dei giudici, ci sono i principi morali, etici e di opportunità politica di cui bisogna tenere conto di volta in volta. Un politico accusato di fatti gravi, come la corruzione, davanti a elementi sostanziali deve fare un passo indietro anche con un semplice avviso di garanzia e molto prima che arrivi una sentenza. Questo vale per gli altri partiti come per noi. Ma un avviso di garanzia per un atto dovuto è una cosa diversa”.

Sta definendo il falso e l’abuso d’ufficio di cui è accusata la sindaca atti dovuti?
“No, sto dicendo che in questo caso stiamo parlando di una firma sotto a un foglio e nel caso specifico è ovvio che si indaghi”.

Potrebbe restare anche se condannata?
“No. Il nostro codice etico vale per tutti gli eletti e prevede le dimissioni in caso di condanna in primo grado”.

L’authority anticorruzione guidata da Raffaele Cantone è stata un’idea di Renzi. Se andrete al governo, la manterrete?
“Sicuramente la rafforzeremo, è uno strumento utile per combattere la corruzione”.

Il vaglio della politica sugli amministratori non dovrebbe avere criteri che vanno al di là della fedina penale?
“La fedina penale immacolata è una condizione necessaria, ma chiaramente non sufficiente. La competenza è fondamentale. Noi proponiamo il daspo per politici, imprenditori e funzionari corrotti. Chi ruba non si occuperà mai più della cosa pubblica”.

Ci sono leggi messe a rischio da elezioni anticipate. Repubblica ha chiesto che si portino in fondo fine vita, cittadinanza, reato di tortura, nuovo codice antimafia, legalizzazione della cannabis e riforma del processo penale. Su alcune potreste garantire il vostro appoggio?
“Guardi, se in 4 anni e mezzo non si è arrivati a discutere di questi temi la responsabilità è di chi ha governato, che volutamente ha allungato il brodo per biechi calcoli politici. Sono loro a mettere a rischio la democrazia, non il sacrosanto diritto di voto dei cittadini. Ci sono molte leggi importanti che non sono state discusse. Il reddito di cittadinanza è nei cassetti del Senato dal 2013, eppure la povertà è l’emergenza nazionale con 17 milioni di italiani a rischio. Quando saremo al governo le cose si faranno”.

Nessun impegno, neanche sul biotestamento, su cui avete un patto col Pd?
“Le ho risposto”.

REP.IT

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