La “Livella” nucleare

di VITTORIO ZUCCONI

Proviamo, con notevole sforzo e qualche disgusto, a indossare per qualche minuto i panni del satrapo nordocoreano Kim Jong-Un. Questo giovanotto di 33 anni che siede sul trono – non sappiamo quanto stabile – dell’ ultima monarchia assoluta del mondo
totalmente chiusa su se stessa, si trova oggi di fronte al Comandante in Capo della massima potenza militare del pianeta che ipotizza nei suoi sciagurati tweet la possiblità di un attacco “preventivo” per eliminare (come, non si sa) l’arsenale missilistico e
nucleare della Corea del Nord.

Questo giovanotto, con la sua acconciatura che persino un calciatore troverebbe stravagante, regna sopra una delle nazioni più povere del mondo e dipende, dietro la facciata dei grattacieli di Pyongyang eretti per essere il “Villaggio Potëmkin” da mostrare ai Razzi e a Salvini del mondo che fingono di credergli, da un mostruoso apparato militare che tiene un quarto della popolazione in uniforme. Da 67 anni, da quando suo nonno lanciò l’nvasione del Sud, la sola ragion d’essere di questa sventurata nazione è
prepararsi al confronto finale con il demonio imperalista. Quel Grande Satana che oggi ha il volto, e pronuncia le parole, di DonaldJ. Trump.

Neppure Kim Jong-Un, pur allevato e marinato nella propaganda che il padre e il nonno e ora lui stesso hanno generato, è tanto stupido da pensare di poter vincere uno scontro diretto con gli Stati Uniti che hanno, soltanto nella flotta che ora incrocia nelle acque della penisola sopra e sotto il mare, una potenza distruttiva capace di radere al suolo la capitale in poche ore, anche grazie agli stormi di bombardieri pronti a decollare dal territorio americano di Guam o di arrivare dalla rotta polare direttamente dalle basi americane. La Corea del Nord non ha nessuna seria aviazione militare che possa contrastare la forza aerea degli USA. Il cielo sopra Pyongyang sarebbe completamente dominato dall’aviazione statunitese.

Ma Kim è anche un uomo con le spalle al muro. La minaccia di un’azione preventiva per segaergli le gambe militari sulle quali si regge il suo miserabile trono è una minaccia mortale. Sa che, dovesse subire un salvo di missili o qualche Bombona, tutta la suaretorica, e dunque il suo potere, si dissolverebbero, rivelando il vuoto dietro la facciata, come forse vuoti erano quei supermissili balistici esibiti in parata ma un po’ troppo ballonzolanti sui mezzi da trasporto per non far sospettare la finzione.

Usare quello che ha, prima che gli sia portato via, può essere la sola strada aperta davanti a Kim, se dovesse prendere sul serio il bluff di Trump e convincersi che il Twittarolo in Chief è pronto a calare davvero i propri assi.

Il paradosso di questo duello apparentamente ridicolo, ma reso micidiale dalla possiblità di un attacco nucleare, è che Kim non creda a Trump, che si convinca, o sia convinto da suoi innervositi protettori cinesi che sta bluffando e non abbia davvero intenzione di dare seguito alla promessa di “risolvere da solo” il puzzle nordcoreano.

La speranza di non precipitare in una guerra preventiva lanciata da Kim per prevenire la guerra preventiva altrui è che lui sia, come Trump ha dimostrato nei suoi ormai quasi 100 giorni, soltanto un grande bugiardo. E si accontenti di sentirsi d nuovo descritto nel mondo come un avversario alla stessa altezza del Presidente americano. Grazie a quella terribile “livella” chiamata Bomba Atomica alla quale non potrà mai rinunciare.

REP.IT

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