Pressing su Casaleggio nuovo garante. E Beppe Grillo ammette: abbiamo sbagliato

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Un conto sono le idee, un altro gli uomini. Più facile nel primo caso offrire maggiore libertà alla rete che può condividere il programma e scegliere su cosa puntare. Ma degli uomini bisogna fidarsi, la squadra va scelta con cura, per non pentirsene successivamente. Il M5S si sta preparando a una svolta più dirigista. Troppe, ormai, sono le rogne che arrivano dai territori e troppe le cause giudiziarie aperte, con altri ricorsi che a valanga dovrebbero seguire dopo Genova. A partire da Padova, dove il candidato sconfitto delle primarie grilline è pronto a rivolgersi ai giudici.

 Il caso Cassimatis è un precedente preoccupante e ha convinto i vertici, Beppe Grillo a Davide Casaleggio, a dare un’accelerata alle modifiche da tempo annunciate sui metodi di selezione dei candidati. Servono uomini il più possibile fidati per portare avanti il programma, senza capricci individualistici o una coscienza critica troppo spiccata. Spiega una fonte vicina ai leader: «Per noi prima di tutto viene il Movimento. Non ci servono rompipalle, come Cassimatis o come Pizzarotti. La individualità vanno messe da parte, conta il progetto. Nessuno, neanche Di Maio o Di Battista, starebbe un secondo in più nel Movimento se alzasse la testa contro Grillo».

 

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Ma come fare a creare dei filtri di maggiore garanzia? È da due anni che il M5S cerca una soluzione, che concili l’anima open source del non-partito di Grillo con l’esigenza di non imbarcare infiltrati attratti dalla prospettiva di diventare politici con un pugno di clic. Sul tavolo ci sono tante ipotesi, tra queste non dispiace l’idea di creare una sorta di comitato elettorale fluido che lavori a stretto contatto con chi sui territori avrà una maggiore responsabilità nel coordinamento locale. I meet-up perderanno sempre più centralità, resteranno dei nuclei di dibattito e di attivismo politico, ma saranno ridotti per evitare risse e faide infinite. Uno per città, con un referente regionale che a sua volta si coordinerà con un comitato centrale. In questo modo la selezione partirà dal basso e avrà più livelli di garanzia. A Roma, fanno questo esempio, i filtri hanno funzionato. Grazie ai controlli è stato beccato un candidato che era iscritto nel direttivo cittadino di Sel e altri che, anche se risultavano incensurati, avevano avuto coinvolgimenti giudiziari preoccupanti. L’unico rischio che hanno ben presente ai vertici del M5S, e che vorrebbero evitare, è di trasformare il comitato nella riproposizione di un organo tipo il minidirettorio romano, dove Roberta Lombardi aveva acquisito troppo potere di veto.

 

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Altra ipotesi che si sta valutando da tempo, e che trova il favore di tanti deputati e senatori, è di chiedere a Casaleggio Jr di affiancare Grillo come garante di supporto. Un modo anche per alleggerire il ruolo del comico genovese sommerso di cause e stufo delle continue complicazioni nel M5S. In tal senso è indicativa una dichiarazione sfuggita mercoledì 5 aprile all’avvocato Andrea Ciannavei mentre usciva dal Senato dopo un incontro segreto con Casaleggio proprio sulla strategia da adottare a Genova. Alla domanda del perché l’imprenditore fosse così attivo sul ricorso di Cassimatis, la risposta è stata: «Perché Davide è un garante come Grillo». A oggi non lo è ma lo potrebbe diventare.

 

Di sicuro ci sarà una modifica nel regolamento, dove verrà specificato quanto sostenuto dalla linea difensiva dei legali: che è il capo politico, e garante, ad avere l’ultima parola. Invece, a leggere con attenzione il regolamento non c’è scritto da nessuna parte che Grillo poteva intervenire contro una decisione dell’«assemblea dei votanti» online. Poteva al massimo chiedere una convalida a tutti gli iscritti, a livello nazionale, cosa che ha fatto ma senza tenere in partita Cassimatis. È Grillo stesso ad aver intuito l’errore: «Abbiamo sbagliato – ha ammesso a chi lo ha sentito ieri – Anche gli avvocati avrebbero dovuto capire meglio».

 

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«Rimedieremo» assicurano nel M5S dove si continua a battere su quanto detto da Casaleggio: «Abbiamo oltre duemila eletti, Genova è un caso isolato. Altre volte abbiamo preferito non candidare nessuno». Ed è una possibilità che resta aperta anche a Genova, dove è probabile che il M5S tenterà la carta finale di un ulteriore ricorso. Se andrà male ritirerà la lista.

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