Benvenuti all’inferno di Beppu, dove dalla terra escono vapori incandescenti che fanno bene a corpo e mente

noemi penna
 

Alle porte di Beppu, nel nord-est Giappone, non spaventatevi se troverete il cartello «Welcome to Hell», benvenuti all’inferno. Niente di trascendentale: questa cittadina è famosa sin dal medioevo per ospitare 2900 sorgenti calde, geyser e fumarole, segno di una considerevole attività vulcanica sotterranea. Basti pensare che come volume di acqua calda naturale presente nel territorio, Beppu è seconda solamente a Yellowstone, pur essendo grande appena 125 chilometri quadrati contro gli 8991 del parco americano.

 Quello di Beppu è il più grande complesso termale del Giappone: da solo rappresenta il 10 per cento di tutti gli hotspot nipponici. E leggenda vuole che le sue sorgenti calde abbiano poteri straordinari sul corpo e sulla mente, tanto da attirare ogni anno 12 milioni di visitatori.

 

 

La città è stata fondata il 1° aprile 1924 ed è famosa soprattutto per i suoi Onsen. Ma la vera unicità è rappresentata dai Jigoku, detti anche i «nove inferni di Beppu»: incredibili Hot Spring multicolori attorno ai quali aleggiano densi vapori che rievocano atmosfere degne di una palude uscita dall’inferno dantesco.

 

 

A differenza dei bagni termali i Jigoku non consentono l’immersione al loro interno: qui l’acqua può arrivare a bollire e non sarebbe molto piacevole. Tutt’altro discorso per i vapori, in grado di propagare tutti gli effetti benefici che le acque termali vulcaniche racchiudono.

 

 

Insomma, parliamo di posti dell’inferno in cui sarebbe proprio bello esser mandati, come il Chi-no-Ike Jigoku, il «pozzo di sangue», 200 metri di inquietanti acque rosse fumanti, oppure all’Umi Jigoku, il «pozzo dell’oceano», con le sue acque azzurro cielo apparentemente freddissime anche se in realtà vicinissime ai 100 gradi. Oppure il Tatsumaki Jigoku, il «pozzo del ciclone», con geyser bollenti che spruzzano aria bollente ogni 17 minuti, con getti che raggiungono i 20 metri d’altezza.

 

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