Archive for the ‘Lombardia’ Category

Dalmine, omicidio di Franco Colleoni: arrestato il figlio 34enne

lunedì, Gennaio 4th, 2021

Dalmine (Bergamo),  – Svolta nelle indagini dell’omicidio di Franco Colelleoni. I Carabinieri del Comando Provinciale di Bergamo hanno arrestato il figlio Francesco.

L’attività di polizia giudiziaria proseguita ininterrottamente dal momento della scoperta del cadavere del 68enne ha permesso di accertare che nella mattinata di ieri, dopo l’ennesimo diverbio per la riapertura del loro ristorante, padre e figlio, cuoco del locale, hanno avuto una colluttazione nel corso della quale il 34enne ha percosso violentemente il padre facendolo cadere a terra e facendogli sbattere più volte la testa su una pietra del cortile. Il presunto movente è nei cattivi rapporti familiari e in quelli legati alla gestione del ristorante di famiglia.

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Omicidio via Macchi a Milano, i killer mescolati tra la folla dello shopping. Le tracce sul cellulare di Ansaldi

domenica, Dicembre 20th, 2020

di Andrea Galli e Gianni Santucci

Omicidio via Macchi a Milano, i killer mescolati tra la folla dello shopping. Le tracce sul cellulare di Ansaldi

Derubato. O forse sopravvissuto. Il signor Anacleto Giriolo, pensionato 72enne residente in via Settembrini, è una delle vittime della coppia di rapinatori che, probabilmente, poi hanno proseguito nelle razzie assassinando, forse in reazione a una sua «resistenza», il professor Stefano Ansaldi, ginecologo di 65 anni originario di Benevento con studio a Napoli, sgozzato alle 18.15 di ieri in via Mauro Macchi angolo via Scarlatti.

Dice Giriolo: «Camminavo tranquillamente, stavo tornando a casa. D’improvviso, mi hanno spinto, sono caduto a terra… Hanno preso cellulare e orologio, sono scappati… Una passante ha visto tutto, ha iniziato a urlare, ma quelli erano già lontano».

Ancora a tarda serata, mancava un collegamento definitivo tra i due episodi, il colpo ai danni del pensionato e l’uccisione del medico. Ma l’immediata, intensa caccia dei carabinieri che cercano una coppia probabilmente di nordafricani, forse di giovane età, si è innescata con l’ obiettivo di catturare sia i rapinatori di Giriolo, sia i killer di Ansaldi, essendo probabilmente responsabili unici di entrambi i reati.

I due hanno raggiunto la stazione del metrò di Lima, attraversando un affollato corso Buenos Aires, con passanti a occupare l’ intero marciapiede e in coda fuori dai negozi. I rapinatori avevano indosso la refurtiva sottratta al 72enne (al ginecologo non sarebbe stato rubato nulla) e sono saliti a bordo di un treno con destinazione Sesto San Giovanni. Dopodiché, avrebbero preso la direzione opposta, fino a Bisceglie, soltanto che in quella stazione, sui vagoni, loro non c’erano. C’era solo il telefonino del pensionato.

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Terremoto Milano, scossa di magnitudo 3.8

giovedì, Dicembre 17th, 2020

di Greta Sclaunich

Terremoto Milano, scossa di magnitudo 3.8

Una scossa di terremoto di magnitudo 3.8 è stata registrata in provincia di Milano alle 16.59. L’epicentro è a Trezzano sul Naviglio, a 7,9 km di profondità. Lo conferma su Twitter l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

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Vaccini contro influenza, Fontana scrive ai pm: difficoltà nel reperirli, i miei dirigenti temono le inchieste

sabato, Dicembre 5th, 2020

di Luigi Ferrarella

Vaccini contro influenza, Fontana scrive ai pm: difficoltà nel reperirli, i miei dirigenti temono le inchieste

I timori indotti nei funzionari regionali dalle inchieste della Procura di Milano stanno paralizzando la centrale acquisti della mia Regione Lombardia, scrive (tramite il proprio staff legale) il presidente Attilio Fontana ai quattro pm che in estate lo hanno indagato, per l’ipotesi di frode in pubbliche forniture, a valle dell’affidamento senza gara di una fornitura (poi tramutata in donazione) di camici dalla società regionale Aria spa al cognato. Al punto che questi funzionari vorrebbero una sorta di preventivo via libera dei pm per non ostacolarmi nell’acquisto a trattativa privata che ho comunque deciso di promuovere in Svizzera nel tentativo di non farmi scappare 350.000 dosi di vaccino contro l’influenza, pena altrimenti l’impossibilità di «ridurre almeno in parte i disagi chi lamenta difficoltà e ritardi nel reperimento del vaccino».

Quasi a deviare verso altri parafulmini l’eventuale definitivo fallimento della telenovela lombarda dei vaccini, questa è la rappresentazione della situazione che il presidente leghista della Regione ha messo per iscritto, a firma del proprio staff difensore, in una inusuale comunicazione rivolta tre giorni fa al procuratore aggiunto e ai tre pm titolari del fascicolo in cui è indagato. Missiva da essi inoltrata al collega Giordano Baggio che ha il fascicolo senza indagati sulle infelici gare (12 sinora, con sbalzi anche da 5 a 27 euro a dose) da settembre.

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Fontana: «Lombardia in zona gialla dall’11 dicembre»

venerdì, Dicembre 4th, 2020

di Stefania Chiale

La Lombardia dovrebbe entrare in zona gialla l’11 dicembre. Il condizionale è d’obbligo perché il passaggio è garantito soltanto se i dati continueranno ad essere in linea con quelli degli ultimi giorni. L’ha confermato giovedì il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, che immagina da metà dicembre una Regione con libertà di movimento, movimento che i governatori (tutte le Regioni dovrebbero essere a quel punto in zona gialla) puntano ad avere tra i Comuni anche nei giorni 25 e 26 dicembre e 1° gennaio, contrariamente a quanto stabilito dal decreto legge approvato nella notte tra mercoledì e giovedì. Il governatore, però, non nasconde qualche preoccupazione, in particolare, per il weekend del 19 e 20 dicembre, l’ultimo in cui si può partire prima delle festività natalizie.

Teme una nuova «fuga dal Nord»: «Rischiamo di rivivere quello che successe nella notte fra il 7 e l’8 marzo» — ha detto Fontana parlando a Mattino 5, venerdì mattina —. Il rischio è proprio quello. Proprio perché oggi possiamo prevederlo, dovremo cercare di attrezzarci perché ci sia particolare attenzione nelle stazioni, negli aeroporti e da tutti i luoghi da cui la gente potrebbe partire. Bisognerà parlare con le Prefetture e con le forze dell’ordine per evitare che si creino più danni che lasciare la libertà a tutti di circolare nel periodo natalizio».

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Alberto Genovese, Roberto Bolle chiamò la polizia la notte della violenza sessuale

mercoledì, Novembre 11th, 2020
Alberto Genovese, Roberto Bolle chiamò la polizia la notte della violenza sessuale

Per due volte la polizia bussa alla porta di Alberto Genovese: prima che la violenza inizi e durante la feroce violenza sessuale sulla giovane modella di 18 anni. A chiamare sono due inquilini del palazzo, uno è l’ étoile della Scala Roberto Bolle, che abita al piano di sotto, esasperato dal frastuono assordante della musica della festa del milionario imprenditore mago delle startup . Gli agenti non entrano, come è consueto negli interventi per schiamazzi: la prima volta dopo aver parlato con Genovese, che abbassa la musica; la seconda vanno via perché la festa è finita e la musica ormai è stata spenta, ma proprio in quei momenti la ragazza, drogata e semi incosciente, sta subendo il calvario «nelle mani del suo aguzzino». Genovese verrà arrestato quasi un mese dopo nell’inchiesta del pm Rosaria Stagnaro coordinata dall’aggiunto Letizia Mannella.

Roberto Bolle
Roberto Bolle

Alle 22.40 del 10 ottobre scorso la Volante Sempione primo turno si ferma davanti a un palazzo nel pieno centro di Milano. A chiamare è stata un’inquilina «disturbata dai continui rumori molesti e della musica a volume alto», si legge nell’annotazione di servizio. Gli agenti verificano direttamente che il fracasso arriva dalla terrazza di Genovese e bussano alla porta del lussuoso apparamento con vista sul Duomo. Ad aprire è Genovese stesso che, «invitato formalmente ad abbassare il volume della musica, acconsentiva e irritato – sottolineano i poliziotti – rientrava all’interno». È evidente che lo stupro non era cominciato. La vittima, infatti, ha detto di essere entrata nella camera da letto proprio intorno a quell’ora e di aver subito assunto droga. Poco dopo un’amica la cerca, ma viene respinta da un buttafuori che sorveglia la stanza da letto.

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Sapessi come è strano stare distanti a Milano. Traffico e gente a spasso: lockdown fa flop

mercoledì, Novembre 11th, 2020

di MARIANNA VAZZANA

Ora di punta del primo martedì da lockdown autunnale. Nel quartiere Corvetto, ma è così anche nella zona di Maciachini o sulla circonvallazione vicino ai Navigli e in generale nei diversi spicchi della città, la zona rossa non si percepisce. Basta rivolgere lo sguardo alle strade della città, nuovo epicentro dell’epidemia: rombi ai semafori preannunciano lo scatto dei veicoli in attesa, che arriva puntuale non appena la luce diventa verde. Nei parchi cittadini, non c’è la folla di appena tre giorni fa, quando una bella domenica di sole ha attirato migliaia di milanesi sui prati a godersi il sole, sulle panchine o nei campi da basket. Come nei supermercati ci sono file di clienti in paziente attesa, tanti anche anziani, e piccoli assembramenti ai banchi dell’ortofrutta o davanti agli scaffali dei prodotti che vanno per la maggiore. La mattina, i genitori sciamano – a piedi o in auto – per portare i figli piccoli nelle scuole rimaste aperte.

L’eccezione è nel pieno centro storico, dove il silenzio è rotto quasi soltanto da passaggi di tram, qualche taxi sparuto o moto. Tante, invece, le biciclette. La situazione che appare sotto gli occhi girando di quartiere in quartiere rende lontani, nella realtà, gli scenari che si prefiguravano la settimana scorsa ricordando il primo lockdown, quando per le strade sembrava essere calato davvero il deserto, con pochissimi veicoli in movimento salvo mezzi pubblici e serpentoni fuori dai supermercati accanto a sfilze di serrande abbassate. In questa che è una ’chiusura più soft’ rispetto alla precedente, considerando il numero di negozi aperti, le scuole per i più piccoli ancora “in presenza” e le attività consentite, per le strade pulsa ancora la vita.

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Monza adesso ha paura. “Contagiati 340 medici qui è la nuova Codogno”

martedì, Novembre 10th, 2020

Paola Fucilieri

«Serve l’intervento dell’Esercito e della Protezione civile, servono forze esterne, l’ho chiesto alla Regione: adesso l’epicentro della pandemia siamo noi».

In caduta libera. Ieri, nel giorno in cui l’Ordine nazionale dei medici ha chiesto al Governo il lockdown totale per tutto il Paese per contrastare la diffusione di questa seconda ondata di coronavirus, il caso dell’ospedale San Gerardo di Monza e della sanità brianzola in genere assurge al ruolo di «nuova Codogno» o «nuova Bergamo». E proprio per ciò che la cittadina lodigiana e il capoluogo orobico avevano rappresentato all’inizio della pandemia: quello monzese senza dubbio in questo momento rappresenta il presidio medico dell’area italiana più massacrata dalla pandemia.

«La capacità di mantenere attivo un ospedale dipende dall’equilibrio tra entrate e uscite di pazienti. Questo equilibrio da circa una settimana è stato progressivamente compromesso» ha spiegato ieri senza mezzi termini il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Monza, Mario Alparone, lanciando l’allarme sulla situazione in cui versa il San Gerardo di Monza, insieme a quello di Desio, sotto pressione da settimane per i ricoveri di malati di Covid19.

Il motivo del «collasso» secondo la lucida analisi di Alparone sarebbe duplice: «Il primo – spiega – dipende dal fatto che i trasferimenti di pazienti che prima venivano assorbiti dagli altri ospedali della Brianza ora è venuto meno e diventa urgente che si attivino anche verso ospedali meno colpiti dal nostro. Inoltre – aggiunge – nel frattempo abbiamo sì acquisito 40 medici, 45 infermieri di comunità e 34 infermieri a tempo determinato, ma abbiamo anche 340 operatori sanitari positivi a casa: un numero straordinario. Il personale era sufficiente in tempo di pace, non lo è più invece adesso in una situazione che non esito a definire eccezionale».

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Milano, rapina in banca in piazza Ascoli: banditi scappati dai tombini con il bottino, ostaggi indenni

martedì, Novembre 3rd, 2020

di Gianni Santucci

Milano, rapina  in  banca in piazza Ascoli: banditi scappati dai tombini con il bottino, ostaggi indenni

I primi due rapinatori sono entrati dall’ingresso principale, alle 8.39, e hanno tirato subito fuori due pistole. I complici si sono poi «materializzati» all’improvviso all’interno, emergendo da un buco nel pavimento, collegato a un cunicolo che passa dai sotterranei. È così scattato l’allarme, martedì mattina a Milano, per una rapina a mano armata in banca, all’agenzia del Crédit Agricole di via Stoppani, angolo piazza Ascoli. Nei primi momenti i rapinatori hanno avuto una rapida colluttazione con il direttore, 48 anni, colpito alla nuca con il calcio di una pistola, alla presenza di una delle dipendenti, 49 anni, mentre una terza collega, 30 anni, è riuscita a scappare dopo aver sentito il direttore gridare «è una rapina». Sul posto è intervenuta immediatamente la polizia, che con una decina di auto ha circondato l’agenzia e bloccato il traffico nella piazza, in una zona centrale della città, tra viale Abruzzi e piazzale Loreto. Deviate 5 linee di bus e tram per lasciar lavorare le forze dell’ordine.

I rapinatori hanno fatto irruzione all’orario di apertura. All’esterno sono subito arrivate una decina di auto della polizia, che hanno circondato il palazzo, bloccato gli accessi alla piazza e predisposto un’area di sicurezza per evitare rischi per i passanti. I poliziotti dell’Ufficio prevenzione generale da protocollo hanno atteso di verificare quale fosse la situazione all’interno prima di fare irruzione. A quel punto i rapinatori hanno attivato un estintore creando qualche momento di confusione per coprirsi la fuga: sono scappati tutti attraverso i sotterranei. Il caveau non è stato toccato e i rapinatori non hanno potuto attendere il tempo necessario perché venisse aperta la cassaforte; sarebbero però riusciti a portar via una ventina di cassette di sicurezza, delle quali si sta verificando quale fosse il contenuto.

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Milano mette al bando il fumo: dal 2021 sarà vietato alle fermate del bus, nei parchi e negli stadi

giovedì, Ottobre 29th, 2020

di Alessia Galllione

E adesso che il Regolamento sulla qualità dell’aria è stato approvato dalla giunta c’è anche una data: dal primo gennaio del 2021 Milano bandisce le sigarette in una serie di luoghi all’aperto. Vietato fumare nei parchi, nel raggio di dieci metri dalle fermate dei mezzi pubblici, nelle zone attrezzate al gioco dei bambini – come era già previsto dalle norme sul verde -, nelle aree cani, nei cimiteri, ma anche sugli spalti degli stadi, compreso San Siro destinato a diventare smoking free. Solo un passo, deciso però, che guarda all’orizzonte del 2030, quando sarà proibito fumare in ogni area pubblica in tutta la città.

E’ un’operazione anti-smog, quella di Palazzo Marino. Perché eliminare il fumo, spiega l’assessore alla Mobilità Marco Granelli, “aiuta a ridurre il Pm10”, ovvero le particelle inquinanti nocive per i polmoni. Eppure, “a maggior ragione adesso, con la pandemia in corso”, quella che il Comune rivendica è anche “una spinta ulteriore per migliorare la salute e fare prevenzione”. Una sfida, tra l’altro, che dal confronto che lo stesso Granelli ha presentato durante una commissione consiliare, unisce città e italiane e internazionali e interi Paesi: dalla Lettonia che vieterà il tabacco entro il 2040 a New York che nel 2011 ha proibito il fumo nei luoghi pubblici compresi parchi, spiagge, piscine e centri ricreativi; da Parigi, che dopo un primo provvedimento concentrato su 6 parchi, nel 2019 ha esteso il divieto ad altre 46 aree verdi. E poi Seul, Sydney, la Svezia e, per restare a queste latitudini, Alghero (no alle sigarette nei parchi e sulle spiagge) o Firenze (divieto vicino ai giochi dei più piccoli”.

Quello che riguarda il fumo, però, è solo un capitolo, il più controverso anche nel dibattito politico, di un regolamento più vasto, che lunedì approderà il Consiglio comunale per la discussione e il voto finale. Obiettivo: migliorare la qualità dell’aria di una Milano che vuole essere sempre più green.

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