Monza adesso ha paura. “Contagiati 340 medici qui è la nuova Codogno”

Paola Fucilieri

«Serve l’intervento dell’Esercito e della Protezione civile, servono forze esterne, l’ho chiesto alla Regione: adesso l’epicentro della pandemia siamo noi».

In caduta libera. Ieri, nel giorno in cui l’Ordine nazionale dei medici ha chiesto al Governo il lockdown totale per tutto il Paese per contrastare la diffusione di questa seconda ondata di coronavirus, il caso dell’ospedale San Gerardo di Monza e della sanità brianzola in genere assurge al ruolo di «nuova Codogno» o «nuova Bergamo». E proprio per ciò che la cittadina lodigiana e il capoluogo orobico avevano rappresentato all’inizio della pandemia: quello monzese senza dubbio in questo momento rappresenta il presidio medico dell’area italiana più massacrata dalla pandemia.

«La capacità di mantenere attivo un ospedale dipende dall’equilibrio tra entrate e uscite di pazienti. Questo equilibrio da circa una settimana è stato progressivamente compromesso» ha spiegato ieri senza mezzi termini il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Monza, Mario Alparone, lanciando l’allarme sulla situazione in cui versa il San Gerardo di Monza, insieme a quello di Desio, sotto pressione da settimane per i ricoveri di malati di Covid19.

Il motivo del «collasso» secondo la lucida analisi di Alparone sarebbe duplice: «Il primo – spiega – dipende dal fatto che i trasferimenti di pazienti che prima venivano assorbiti dagli altri ospedali della Brianza ora è venuto meno e diventa urgente che si attivino anche verso ospedali meno colpiti dal nostro. Inoltre – aggiunge – nel frattempo abbiamo sì acquisito 40 medici, 45 infermieri di comunità e 34 infermieri a tempo determinato, ma abbiamo anche 340 operatori sanitari positivi a casa: un numero straordinario. Il personale era sufficiente in tempo di pace, non lo è più invece adesso in una situazione che non esito a definire eccezionale».

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