Prigozhin, il mercenario sanguinario assetato di potere che ha osato tradire lo Zar

Prigozhin ha capito che la guerra nel ventunesimo secolo rende, molto di più che preparar raviolini e insalate. Rende soprattutto quando la puoi fare da privato, senza bandiere ufficiali, senza regole da rispettare. In fondo ha solo copiato gli americani: furono loro, i mediocri strateghi dell’era Bush e del travagliato dominio a stelle e strisce, che si sono inventati gli eserciti privati per tenere a bada Iraq e Afghanistan senza dover contare ogni sera dei ragazzi americani morti al telegiornale. Era semplice, un metodo vecchio come la storia del mondo, privatizzare la guerra. Bastava ingaggiare ex guerrieri alle prese con il mutuo da pagare, il divorzio, meglio ancora qualche conto con la giustizia da saldare e spedirli dove serve. A presidiare il terreno, le Zone Verdi, a ripulire gli angolini dagli indomabili terroristi.

Prigozhin ha fatto scoprire l’Africa a Putin, le sue infinite possibilità di saccheggio, economico e politico. Regimi corrotti e traballanti, ormai insofferenti al controllo dei vecchi colonizzatori, alle loro fastidiose richieste di democrazie seppur molto camuffate e ai loro esosi contratti per le materie prime. La Wagner è scesa sull’Africa come una nube di cavallette, armata di kalashnikov e succosi appalti per le miniere, ma anche giornali, canali internet, propaganda e bustarelle. Il suo obiettivo in queste operazioni speciali con la benedizione del Cremlino sono sempre state un bottino da portar via con facilità, il petrolio siriano, i diamanti del Centrafrica, l’oro del Sudan. Una refurtiva da gangster, non le materie prime che richiedono investimenti e infrastrutture.

Fino alla guerra in Ucraina Prigozhin è stato sempre molto discreto, preferiva l’ombra. Fino allo scorso anno addirittura ha sempre negato di essere il padrone dell’armata di mercenari che lavoravano in Siria e in Africa. Preferiva agire con i siti e le reti Telegram di cui è proprietario con cui rovesciava false informazioni per destabilizzare gli avversari e lodi sperticate per il Capo.

Prigozhin, un incrocio tra oligarca, signore della guerra e affarista geopolitico, è diventato così sempre più potente. Come i capibanda delle compagnie di ventura del Rinascimento ha scoperto che il conto in banca forse non basta: perché i regimi sono sospettosi verso chi è troppo forte o non sono così solidi come la stentata guerra in Ucraina ha dimostrato. Allora ha scoperto che da servo seppur ricco si può tentare di diventare Signore. Nel rinascimento il Carmagnola finì decapitato ma Francesco Sforza divenne signore riverito di Milano.

LA STAMPA

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