“Meloni usi la Marina per i respingimenti. Come la mia Australia”

Francesco Giubilei

Tony Abbott è una delle figure più conosciute nel mondo conservatore anglofono, già leader del partito di centrodestra australiano «Liberal Party», è stato Primo ministro dell’Australia dal 2013 al 2015. La sua notorietà è dovuta all’Operation Sovereign Borders, un’iniziativa messa in campo per fermare l’immigrazione irregolare e diventata famosa grazie allo slogan «No Way». Vista l’attualità della tematica migratoria, Abbott propone alcune idee a Giorgia Meloni e al governo italiano su come fermare i flussi migratori illegali. Lo abbiamo incontrato in occasione della conferenza «Recovering Conservatism» organizzata a Londra dal Danube Institute e intervistato in esclusiva per Il Giornale.

Presidente Abbott non possiamo che iniziare parlando di immigrazione, lei da Primo Ministro ha realizzato l’Operation Sovereign Borders, un’iniziativa che riuscì a fermare l’immigrazione irregolare, in cosa consisteva?

«Prima di tutto occorre raccontare un po’ di storia. Alla fine degli anni Novanta iniziarono ad arrivare in Australia dall’Indonesia piccole imbarcazioni con migranti che volevano entrare illegalmente nella nostra nazione. Il governo adottò alcune misure per fermare l’immigrazione irregolare. La prima consisteva nel trasferire i migranti che arrivavano in Australia a Christmas Island o a Nauru dove furono allestiti centri di accoglienza. La seconda nell’introdurre un permesso di protezione internazionale, la terza nel rimpatriare i migranti entrati illegalmente. Questa era la politica australiana in materia di immigrazione fino al 2001 quando ci fu una controversia su una nave con oltre 400 migranti nota come Tampa affair».

Poi cosa è accaduto?

«Nel 2007 Kevin Rudd, candidato del Labour Party (centrosinistra) vince le elezioni dicendo che avrebbe mantenuto intatte le politiche sull’immigrazione. In realtà Rudd modifica le regole, chiude gli hotspot e riprendono gli sbarchi in modo massiccio, più di 800 navi in 5 anni, durante il suo governo; un’estate nel solo mese di luglio entrarono irregolarmente in Australia oltre 5000 persone».

Arriviamo così alla sua elezione a Primo Ministro

«Nel 2013 divento Primo Ministro, reintroduco le misure precedenti che erano state abolite aggiungendone altre tre e creando l’Operation Sovereign Borders. Invece di avere numerosi enti e figure che si occupano del controllo dei confini, nomino il generale Angus Campbell a capo dell’operazione, una sola persona al comando che coordina navi, aerei, polizia di frontiera. In secondo luogo il nostro governo fornisce ai media le notizie dei respingimenti realizzando un’attività comunicativa di deterrenza anche all’estero. In terzo luogo la nostra marina viene impiegata per rimandare indietro le imbarcazioni con i trafficanti».

La sua fu un’operazione importante ma un conto è l’Australia un altro il Mare Mediterraneo, pensa il governo Meloni possa realizzare un progetto analogo in Italia?

«Noi abbiamo provato a parlare a lungo con l’Indonesia senza ottenere risultati e potrebbe avvenire lo stesso con i paesi del Nord Africa. Spesso il problema di questi paesi è la corruzione e la collusione tra la politica e i trafficanti. Il rischio è che se gli diamo soldi ne chiederanno sempre di più senza risolvere il problema».

L’utilizzo della Marina non potrebbe portare a incidenti come quello avvenuto qualche settimana fa a Cutro dove hanno perso la vita numerosi migranti?

«No, questi incidenti avvengono per colpa dei trafficanti di esseri umani, è importante dirlo e sottolinearlo. L’unico modo per fermare le morti in mare è fermare i trafficanti e l’utilizzo della Marina serve a questo».

Sui temi migratori l’Italia deve però interfacciarsi anche con l’Ue

«La sovranità nazionale è una priorità ed è evidente che l’immigrazione sia un tema legato alla sovranità, sono scettico sull’efficacia dell’Unione europea in materia di immigrazione».

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