Grecia, poche speranze di trovare superstiti. “È la tragedia più grave”

Franceco De Palo

Mentre non si fermano le operazioni di ricerca nelle acque dinanzi al Peloponneso, con una fregata militare, un elicottero Super Puma e diversi droni, e si assottigliano le speranze di trovare sopravvissuti dopo il naufragio del peschereccio Adriana, sono le voci politiche a confrontarsi aspramente, palesando attacchi ideologici accanto ai racconti di chi ce l’ha fatta. Intanto chi aveva lasciato intendere che vi fosse una responsabilità diretta greca è stato smentito dalle testimonianze, che parlano apertamente di due offerte di soccorso da parte della Guardia Costiera ellenica. Quest’ultima ha lanciato una corda prima dell’affondamento, ma gli immigrati l’hanno sciolta. Fino a questo momento sono stati salvati 104 migranti, di cui 71 trasferiti in una struttura a Malacca, 27 ricoverati in ospedale, 9 arrestati, mentre i cadaveri recuperati sono 78. Nonostante ciò, le ong continuano ad attaccare: Save the Children, assieme ad Amnesty International e altre otto, invoca un’indagine completa sul ruolo degli Stati membri e sul coinvolgimento di Frontex, passaggio che si è verificato sin dalle prime ore dopo il naufragio quando, sul molo di Kalamata, polizia e intelligence greca hanno iniziato a interrogare gli scafisti, raccogliendo preziose informazioni sul viaggio e su quanto ha fruttato alle organizzazioni criminali. Ma sembra non bastare alle ong, che accusano le autorità di diversi Stati membri di essere state informate dell’imbarcazione in difficoltà molte ore prima del suo rovesciamento e anche un aereo di Frontex era presente sulla scena, sostengono. Non fanno menzione dei rifiuto da parte dell’Adriana dell’intervento greco, anzi chiedono alla presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, di «assumere finalmente una posizione chiara rispetto al cimitero a cielo aperto alle frontiere terrestri e marittime dell’Europa e a richiamare gli Stati membri alle proprie responsabilità». Il riferimento è a un sistema di asilo europeo, nella consapevolezza che, come osservato dal direttore esecutivo di Frontex, Hans Leijtens, salvare vite umane è «ovviamente la massima priorità» dell’Agenzia europea. Bruxelles, chiamata i causa dalle ong, replica per voce della commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, secondo cui non ci sono ancora tutte le informazioni su cosa è successo nel naufragio di Pylos. Ma su un punto non ci sono dubbi: «I trafficanti che mettono queste persone sulle navi non le stanno mandando verso l’Europa.

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