Putin, Prigozhin e Shoigu: “triangolo di fuoco” al Cremlino

Mauro Indelicato

C’è chi ha visto nel video pubblicato nei giorni scorsi direttamente dai canali del Cremlino un chiaro sintomo di gelo politico: il presidente Vladimir Putin e il ministro della Difesa, Sergej Shoigu, sono assieme all’interno di un ospedale militare di Mosca in visita ai soldati feriti in Ucraina ma, a guardare bene le immagini, i due si ignorano. Non è detto però che ciò sia avvenuto di proposito, del resto anche lo stesso Cremlino è ben consapevole dell’importanza di non far trasparire all’esterno possibili screzi interni.

Ad ogni modo, fino a oggi Putin non ha espressamente preso le difese del suo ministro della Difesa. Nemmeno dopo gli ultimi violenti attacchi verbali da parte di Evgenji Prigozhin, il capo della Wagner che ha addirittura evocato una fucilazione per Shoigu e per il capo di stato maggiore, Valerji Gerasimov. Nelle ultime ore ha lanciato ulteriori gravi accuse contro Mosca: “La verità – ha detto Prigozhin sul proprio canale Telegram – è che il ministero della Difesa ha provato a distruggerci”.

Il rifiuto di Prigozhin di firmare accordi con la Difesa

L’ultimo episodio detonatore di una tensione latente da mesi tra Prigozhin e Shoigu, è dato dalla volontà del ministro di inquadrare contractor, miliziani e mercenari nei ranghi della Difesa. Farli cioè dipendere direttamente dal proprio ministero. Una mossa, secondo le intenzioni rese note da Mosca, volta a unificare la cabina di regia per le operazioni belliche in Ucraina. Per Prigozhin però ci sarebbe altro in ballo. Secondo il fondatore e capo della Wagner, la più importante compagnia di mercenari russa, il ministero vorrebbe semplicemente riprendere il comando dopo che l’esercito regolare su più fronti è andato in difficoltà ed è stato salvato solo dall’intervento delle milizie.

Prigozhin non ha quindi gradito. Giudica la volontà di Shoigu in chiave negativa, sia nei modi che nel merito. “La Wagner non firmerà alcun contratto con Shoigu – ha dichiarato Prigozhin in un audiomessaggio diffuso su Telegram – Il ministro della Difesa non è in grado di controllare in modo appropriato le formazioni militari”. Dunque, la sua compagnia continuerà a rimanere autonoma.

Mentre le forze ceceni di Kadyrov sabato hanno firmato gli accordi inquadramento nella cabina di regia del ministero, rispettando quindi l’ultimatum imposto da Shoigu, la Wagner è rimasta fuori da ogni intesa. E martedì lo stesso Prigozhin ha ulteriormente rincarato la dose: “Non è detto che la compagnia resti in Ucraina dopo la presa di Bakhmut – ha dichiarato in un’altra nota – Come questione di trolling, posso dire che ci trasferiremo nel nord del Messico“. Una provocazione conclamata quest’ultima, ma indicativa dell’aria che si respira tra la compagnia e il ministero.

Il nuovo attacco frontale del capo della Wagner contro Shoigu

Le ultime frasi di Prigozhin sono arrivate dopo un deciso attacco verbale sferrato in un video del 5 giugno scorso. È qui che il comandante dei mercenari russi ha esplicitamente parlato di fucilazione per Shoigu. Non solo per il ministro ma, come detto in precedenza, anche per il capo di stato maggiore Gerasimov.

Attacchi molto duri, difficilmente digeribili dalla leadership russa in tempo di pace e maggior ragione adesso in tempo di guerra. L’accusa principale per il ministro e per il capo di stato maggiore è data dall’essere considerati incapaci e dal non voler portare a termine la missione in Ucraina.

Non solo ma, sempre secondo Prigozhin, ci sarebbe stato un tentativo di vera e propria distruzione della sua compagnia. “È avvenuto mentre combattevamo a Bakhmut – ha rimarcato su Telegram – non stiamo parlando solo di qualche interferenza, ma di una distruzione fisica e intenzionale. Da Mosca hanno provato a chiuderci dentro la città e lasciarci senza armi”.

L’eterno duello tra la Wagner e la Difesa

Quello in corso in questi giorni non è certo l’unico confronto tra Prigozhin e i comandi del ministero della Difesa e dell’esercito. Gli scontri tra le due parti si sono acuiti durante il gravoso assedio di Bakhmut, durato per mesi fino alla vittoria rivendicata dagli uomini della Wagner. Prigozhin durante l’avanzata più volte si è rivolto contro Shoigu e Gerasimov. Alla vigilia della festa del giorno della vittoria del 9 maggio, il capo della Wagner ha visitato alcuni cimiteri militari dove sono stati sepolti i propri uomini caduti in Ucraina. Distese di tombe con le quali Prigozhin ha voluto sottolineare il tributo di sangue della Wagner, a fronte del poco sostegno, secondo la sua tesi, da parte del ministero della Difesa.

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