Migranti, sì al patto Ue tra le tensioni: le nuove regole

di Francesca Basso

Solidarietà obbligatoria e rimpatri nei Paesi «di transito». Polonia e Ungheria votano contro. Piantedosi: «L’Italia ha avuto una posizione di grande responsabilità»

 Migranti, sì al patto Ue tra le tensioni: le nuove regole

Sono passate le sei di sera quando arriva la «minaccia» della ministra per le Migrazioni svedese, Maria Malmer Stenergard: «Sono ancora dell’opinione che siamo molto vicini: ho tutta la notte». Due ore e mezza dopo è arrivata l’intesa con voto a maggioranza qualificata: contrarie Polonia e Ungheria, astenute Malta, Lituania, Slovacchia e Bulgaria. Stoccolma ha la presidenza di turno dell’Ue e dunque era l’arbitro nel negoziato sui due principali regolamenti del nuovo Patto per la migrazione e l’asilo su cui ieri ha trovato l’accordo il Consiglio Affari interni a Lussemburgo. Una «decisione storica», come l’ha definita la commissaria Ue agli Affari interni Ylva Johansson. Sia chiaro, si tratta della posizione negoziale del Consiglio che poi dovrà trattare con il Parlamento Ue, ma sono sette anni che gli Stati membri discutono senza trovare un’intesa.

I due regolamenti puntano a rafforzare la responsabilità a carico dei Paesi di primo ingresso (resta in vigore Dublino e la responsabilità dei migranti arrivati è dello Stato di primo arrivo per 24 mesi) ma anche a rendere obbligatoria la solidarietà da parte degli altri Paesi con tanto di numeri stabiliti: i ricollocamenti non saranno obbligatori, è previsto però un contributo finanziario. L’ultimo ostacolo da superare era la divergenza tra Germania e Italia sulla definizione di Paese terzo «sicuro» per i rimpatri dei migranti non ammessi all’asilo e i criteri di «connessione» con quel Paese. Il testo sul Patto per le migrazioni e l’asilo introduce infatti la novità della procedura accelerata alla frontiera per esaminare le domande dei migranti che hanno minori possibilità statistiche di ottenere lo status di rifugiato. La premier Giorgia Meloni ha spiegato che «quando noi non riusciamo a reggere i flussi migratori, in qualche modo il problema diventa di tutti» e si è detta «soddisfatta» della missione di domenica in Tunisia con la presidente della Commissione Ue von der Leyen e con il premier olandese Rutte.

L’Italia chiedeva la possibilità di rimpatriare i migranti la cui richiesta di asilo è stata respinta anche in quei Paesi «sicuri» attraverso i quali sono transitati. La Germania invece rifiutava questa idea. L’Italia si era dunque espressa contro la proposta sul tavolo insieme a Lituania, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Bulgaria, Malta, Austria, Danimarca e Grecia. La via di uscita è stata trovata lasciando agli Stati il margine per la definizione di Paese «sicuro». La commissaria Johansson ha spiegato che per poter rimpatriare un migrante in un Paese di transito o diverso da quello di origine, lo Stato «deve rispondere a tutti i criteri di “Paese terzo sicuro” e ci deve essere una connessione tra la persona e questo Paese». «In alternativa — ha aggiunto — serve il consenso della persona» però «saranno gli Stati membri a stabilire se esiste una connessione».

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