Csm, scatta l’aumento di stipendio. La stretta di Cartabia è già dietro le spalle

Giuseppe Salvaggiulo

Aumento degli stipendi al Csm. Nell’ordine del giorno della seduta odierna del plenum dell’organo che governa la magistratura, compare una proposta di «adeguamenti delle indennità e degli altri emolumenti».

La riforma Cartabia, approvata lo scorso anno, aveva previsto un taglio di circa 60 mila euro annui ai consiglieri togati (magistrati eletti dai colleghi) e di circa 100 mila euro annui a quelli laici, eletti dal Parlamento. In particolare, la legge impone anche al Csm il tetto massimo di 240mila euro annui onnicomprensivi, sterilizzando così i rimborsi spese e i gettoni di presenza per le sedute delle commissioni e del plenum, che contribuivano a rimpinguare fin quasi a raddoppiare lo stipendio base, oscillante tra 140mila e 180mila euro circa.

L’effetto si è visto subito nel nuovo Csm, con una riduzione delle sedute di commissione e di plenum.

Ora il Csm corre ai ripari. Lo strumento tecnico è l’adeguamento delle indennità all’inflazione. La delibera proposta dal comitato di presidenza fa presente che le voci erano bloccate dal 2010 e che si è scelto un aumento del 7 per cento, anziché dell’11% come pure possibile calcolando la dinamica del costo della vita.

Ecco l’effetto, in concreto.

L’indennità di seduta, dovuta per ogni seduta del plenum, passa da 297 a 320 euro; per ogni seduta del comitato di presidenza da 184 a 200 euro; della sezione disciplinare da 366 a 400 euro. A volte queste indennità vengono calcolate per due sedute giornaliere.

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