Mattarella convoca La Russa e Fontana: basta decreti omnibus

Ugo Magri

ROMA. Presentato come incontro «di routine», del quale ufficialmente non è nemmeno stata data notizia, si è tenuto sul Colle un summit ai massimi livelli istituzionali per ragionare di un fenomeno che ormai sembra completamente sfuggito di mano: i decreti legge. Non solo se ne sfornano troppi, e questo governo in particolare ne sta producendo in media uno alla settimana, ritmo da record; ma in Parlamento c’è chi ne approfitta per infilare nei decreti delle misure del tutto estranee alle materie dei provvedimenti urgenti, con lo stesso sconsiderato cinismo di quanti si lanciano nella scia delle ambulanze allo scopo di evitare le code (e magari provocano pure incidenti).

La tecnica è quella solita: consiste negli emendamenti parlamentari, di cui la stessa maggioranza si avvale in modo sistematico, talvolta d’accordo con l’esecutivo, per soddisfare le più svariate esigenze, non sempre commendevoli. Il risultato è che alla fine dell’iter il presidente della Repubblica si ritrova sul tavolo, per la promulgazione, un testo spesso irriconoscibile, completamente diverso da quello che aveva autorizzato il governo a presentare. Un malcostume antico. Da ultimo però si sono rotti gli argini della decenza e Sergio Mattarella non poteva far finta di nulla. Guarda caso ieri ha invitato nel suo salotto i presidenti del Senato, Ignazio La Russa, e della Camera, Lorenzo Fontana scortati dai rispettivi segretari generali.

La notizia del vertice istituzionale, circolata negli ambienti politici, ha trovato conferme in serata. Per quanto nulla sia filtrato dal Quirinale sui contenuti del colloquio, tantomeno da Palazzo Madama e da Montecitorio, si è vicini al vero immaginando che Mattarella abbia sollecitato i suoi ospiti a prendere con decisione l’iniziativa. Il capo dello Stato non ha titolo per intervenire sui lavori del Parlamento, figurarsi sull’ammissibilità degli emendamenti ai decreti; semmai è un compito che spetta ai presidenti dei due rami. I quali (da quanto è dato sapere) hanno assicurato la loro massima disponibilità e si attiveranno in futuro per evitare incidenti spiacevoli come quello capitato la scorsa settimana alla Camera, quando il «decreto bollette» era stato bloccato un attimo prima del voto finale e «ripulito» in tutta fretta di quattro emendamenti surrettizi. Si era sospettato nella circostanza un intervento in tackle del Quirinale, ma da quelle parti lo escludono. E comunque, il punto di vista di Mattarella è noto fin dal 24 febbraio scorso, quando il presidente aveva accompagnato la promulgazione del decreto “Milleproroghe” con una lunga lettera a La Russa e Fontana in cui, nel pieno rispetto della loro autonomia costituzionale, lasciava intendere che da loro si aspettava passi concreti.

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