Le spiagge e l’estate, la conta dei danni in Emilia-Romagna: «Corsa per riaprire»

di Virginia Nesi

Le spiagge e l'estate, la conta dei danni in Emilia-Romagna: «Corsa per riaprire»

Giorgio Mussoni non nasconde la paura: «Quando pioveva a dirotto io ero qui, allo stabilimento, e c’era da tremare». Tremare perché nella Riviera il vento è forte e il mare mosso travolge e inghiottisce pezzi di spiaggia in cambio di detriti. L’accozzaglia di tronchi, piante e alberi ha la sagoma delle montagne. Prova a fare una stima dei danni economici: «Si fa fatica a vedere il mare, per portare via tutto ci vogliono dai 20 ai 50 camion». Da giorni il presidente della Cooperativa bagnini Rimini Nord segue con apprensione i lavori sulla costa. Mussoni ha 86 anni ma, lo precisa, «è tutto un gioco di forza, c’è da mettersi lì e piegare la schiena». Nel suo stabilimento, in zona Viserba, i resti dei fiumi invadono gli spazi poco prima occupati dagli ombrelloni. «Dobbiamo rimontarne più di 200 e abbiamo meno di 15 giorni, poi inizia la stagione, il tempo stringe», dice. Corrono contro le lancette dell’orologio i proprietari dei balneari. Lavorano giorni e notte. Nessuno ha intenzione di rinunciare alle aperture.

Il turismo e la pesca

Nelle zone turistiche più colpite c’è chi agita i rastrelli e chi invece non scende dai trattori. La burrasca ha creato dei solchi tra la strada e la battigia. E nel mare, oltre ai pezzi di alberi, spuntano «i mobili e gli oggetti che arrivano dalle case», assicura Paolo Lucchi, presidente di Legacoop Romagna. Rincara Mussoni: «Io ho visto anche una pecora morta. I fiumi portano giù di tutto. E tutto finisce sulle spiagge. Siamo gli spazzini d’Italia». I rifiuti danneggiano anche l’attività di pesca. Spiega Lucchi: «La quantità di detriti è talmente ampia che i pescatori stanno chiedendo un intervento straordinario da parte della Regione. Le reti, in mare, rischiano di rompersi e loro non riescono da soli a portare i detriti sulla costa».

La sabbia “mangiata”

A meno di 20 chilometri di distanza, il presidente della Cooperativa bagnini di Cesenatico Simone Battistoni descrive una situazione diversa: «Qui l’acqua è splendida, non ci sono detriti. Abbiamo in buona parte tolto la legna e oggi alcune spiagge saranno pronte». Il vero danno riguarda la sabbia. Tutta quella parte della battigia che continua a sparire sotto le onde del mare. Battistoni tenta di fare una previsione dei danni subiti: «Se consideriamo che un metro cubo di sabbia costa mediamente 10-11 euro, per l’intera regione servirebbero almeno 10 milioni. Dieci milioni per riavere indietro la sabbia “mangiata” dalla mareggiata” ». Ma è un dato teorico, e ci tiene a ribadirlo, perché puntualizza: «Nessuno la porterà, noi dobbiamo arrangiarci, ogni gruppo sta chiamando le ruspe». Riaprire è la priorità numero uno, lo ripete anche lui. Solo la Riviera romagnola totalizza 4,6 miliardi di spesa turistica diretta. Sommata all’indotto porta il comparto al 13% del Pil regionale. Ieri la ministra del Turismo Daniela Santanchè ha voluto rassicurare imprese e cittadini: «Garantiamo il massimo sostegno».

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