L’Italia corre più veloce dell’Europa. Giorgetti: “Mes, non siamo pronti”

dal nostro inviato Marco Bresolin

BRUXELLES. Nel giorno dell’ennesimo pressing dell’Eurogruppo sulla mancata ratifica della riforma del Mes, che il ministro Giancarlo Giorgetti ha cercato di respingere dicendo che «il Parlamento non è ancora pronto», arrivano due notizie per il governo. Quella buona, come ha evidenziato Paolo Gentiloni, è che quest’anno l’Italia crescerà più di Francia e Germania (+1,2%). «Credo non avvenisse da tempo», ha ricordato il commissario. La cattiva è che dal 2024 l’Italia tornerà in maglia nera nella classifica europea del Pil con un dato che non andrà oltre l’1,1%: secondo le previsioni economiche della Commissione europea, l’anno prossimo il Pil dell’Eurozona crescerà dell’1,6%, mentre quello dell’Ue dell’1,7%. Nessuno farà peggio.

Per Gentiloni la spinta del Pnrr è «fondamentale» perché rappresenta uno strumento che mette a disposizione spese per investimenti «in una fase in cui i margini per le politiche espansive sono ridotte». Per questo l’Italia «deve fare uno sforzo». Bruxelles stima un impatto sul prodotto interno lordo pari al 2,5% del Pil in tre anni, ma «a patto che si rispettino i tempi e gli obiettivi» per potere ottenere i pagamenti. Al momento la terza rata è ancora bloccata: al netto della questione degli stadi di Firenze e Venezia, ormai depennati, non sembrano esserci ostacoli politici insormontabili. Si tratta di «ritardi tecnici» dovuti all’enorme mole di documenti richiesti dalla direzione generale Ecfin all’Italia. Secondo fonti Ue, il via libera potrebbe arrivare nei prossimi giorni o addirittura nelle prossime ore.

Per Bruxelles, comunque, c’è la soddisfazione per aver scampato una recessione tecnica (quest’anno l’Eurozona crescerà dell’1,1%) e per aver riportato i deficit e i debiti pubblici su un percorso discendente: quest’anno il valore medio calerà rispettivamente al 3,1% e all’83% nell’intera Ue. Migliora anche la situazione dei conti pubblici italiani, ma il valore del disavanzo sarà comunque superiore al tetto del 3% nel prossimo biennio: 4,5% quest’anno e 3,7% il prossimo. Il debito calerà invece di quattro punti percentuali e quest’anno sarà al 140,4%. Paschal Donohoe, presidente dell’Eurogruppo, ha però ricordato che «l’inflazione è ancora troppo alta (5,8% quest’anno, ndr) e deve essere fatta scendere». Anche se, come ha fatto presente Gentiloni, la stretta finanziaria pesa inevitabilmente sull’economia.

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