Dal Patto di Dublino alle regole sull’asilo. Ecco le “norme preistoriche” citate da Mattarella

Fausto Biloslavo

«Le norme preistoriche» dell`Unione europea stigmatizzate dal capo dello Stato, Sergio Mattarella riguardano il sorpassato e vetusto Trattato di Dublino su asilo e prima accoglienza. Però ci sono altri legacci europei fuori tempo, che non fanno parte del pensiero del Presidente, ma sono un chiaro ostacolo, in alcuni casi pure ideologico, al funzionamento della Ue e ad un`efficace politica sull`emergenza migranti.

Mattarella, a Varsavia, ha detto una grande verità dichiarando che «serve una nuova politica di asilo superando vecchie regole che sono ormai preistoria». Il riferimento è all`obsoleto Trattato di Dublino, testo di riferimento per il controllo delle frontiere esterne dell’Ue, che affonda le sue radici addirittura negli anni `80. Solo che allora c`era ancora il muro di Berlino e non certo i problemi di oggi come la destabilizzazione del Nord Africa, la guerra ibrida a colpi di migranti e l`invasione dell`Ucraina. Il Trattato è stato emanato dopo l`omonima convenzione del 1990 con la partecipazione di tutti gli Stati membri tranne la Danimarca, Liechtenstein, Irlanda e Norvegia. In vigore dal 1997, ventisei anni fa, è stato modificato nel 2003 e 2013 senza riuscire a restare al passo con i tempi. E dimostrandosi una fregatura per l`Italia soprattutto sull`asilo e il dogma del paese «di prima accoglienza» che si accolla peso e responsabilità dell`arrivo dei migranti. La solidarietà europea ha sempre fatto fiasco e continuerà così fino a quando non si riuscirà a superare Dublino. Il Patto su migrazione e asilo approvato dalla Commissione europea nel 2020, come linee programmatiche quinquennali, è ancora acqua fresca, ma potrebbe servire a qualcosa se venissero applicate le riforme proposte nel testo. Solitamente vengono ribadite ad ogni vertice Ue e poi rimandate alla prossima volta. Il nuovo patto sull`immigrazione rimane una chimera.

Per questo andrebbero cambiate pure altre «norme preistoriche» come il voto all`unanimità, che pur garantendo l`unità paralizza la Ue o costringe Bruxelles ad arrampicarsi sugli specchi per trovare una via di uscita. L`ultima eccezione riguarda l`Ungheria poco incline a sanzionare a raffica la Russia.
Adesso sta scoppiando il caso dell`emendamento per il 2024 del Partito popolare sulla costruzione dei «muri», che chiamano in maniera gentile recinzioni. Forse non serviranno a molto, ma basta avere paura della propria ombra: i muri con la Bielorussia, quello ungherese con la Serbia e se vogliamo pure il super muro turco pagato indirettamente dalla Ue, a qualcosa sono serviti nell`arginare le ondate di migranti. La paura di finanziarli in ricordo di quello di Berlino è altrettanto «preistorico» come il tabù sui respingimenti possibili dei migranti con la Tunisia. L`Unione europea l`ha già fatto con la missione Hera in Senegal per arginare i flussi via mare verso le isole spagnole.

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