Migranti, il capo del Ppe Weber: «L’Italia va aiutata. Muri a difesa dell’Europa»

Mercoledì il Ppe presenterà un emendamento al bilancio Ue 2024 per finanziare la costruzione di muri alle frontiere esterne dell’Ue. Perché?
«I muri dovrebbero essere un’eccezione, l’ultima risposta, ma se non è possibile fermare in un altro modo l’immigrazione clandestina, allora bisogna anche essere pronti a costruire le recinzioni. Tutti i Paesi con un confine esterno ne stanno erigendo: la Grecia con la Turchia, la Polonia e la Lituania con la Bielorussia, la Finlandia con la Russia quando ancora il governo era socialista, la Spagna a Ceuta e Melilla. Il Ppe pensa che l’Ue debba finanziare queste recinzioni perché non si tratta di proteggere i confini nazionali ma quelli europei».

Come aiutare l’Italia?
«La frontiera marittima è estremamente complicata perché la priorità in mare è salvare vite umane ed è quello che stanno facendo le autorità e la Guardia costiera italiana. Per questo le ringrazio. Insieme dobbiamo stabilizzare la rotta del Mediterraneo. Serve un piano europeo, la Commissione Ue e gli Stati membri devono presentare al prossimo Consiglio europeo una proposta concreta per la Tunisia. L’abbiamo già fatto anni fa con il piano Ue per la Turchia, per il quale abbiamo speso circa 6 miliardi. Serve uno sforzo simile con i nostri partner del Nord Africa».

La Commissione Ue ha torto nel non voler finanziare la costruzione di recinzioni?
«Non c’è alcun problema legale, condivido l’opinione del presidente Michel, è una questione politica ed è per questo che discuteremo e voteremo al Parlamento Ue. Penso che gli altri partiti, come i liberali, i socialisti e i verdi, debbano spiegare perché costruiscono recinzioni a livello nazionale ma al Parlamento Ue votano contro e questo per me non è serio».

Domani la presidente von der Leyen parlerà in plenaria delle relazioni Ue-Cina. C’è un problema di unità nell’Ue?
«L’intervista di Macron è stata un disastro, ha reso evidente la grande spaccatura all’interno dell’Ue nel definire un piano strategico comune verso Pechino. Al prossimo Consiglio europeo di giugno i leader dovranno discuterne e trovare un’intesa».

È d’accordo con la posizione di Macron sull’autonomia strategica dell’Ue?
«Da un lato è vero che è necessaria una maggiore indipendenza ma dall’altro l’export è chiave per l’Ue. Oltre all’autonomia strategica, serve la disponibilità a costruire accordi di libero scambio con il mondo libero».

L’Ue dovrebbe prendere le distanze dalle tensioni sino-americane su Taiwan come dice Macron?
«L’Ue deve avere una voce forte definita dall’interesse europeo. Ma in un momento in cui ci sono navi da guerra cinesi sulle coste di Taiwan, le parole di equidistanza di Macron sono state un disastro e hanno indebolito l’Ue. Ora i Paesi dell’Est saranno più allineati con Washington che con Parigi o Berlino».

CORRIERE.IT

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