Wagner contro Crosetto sul tema migranti: il ministro aveva accusato il gruppo dell’aumento degli sbarchi

di Marco Galluzzo

Il capo dei mercenari Prigozhin: non ce ne preoccupiamo. La premier: non gli lasceremo l’Africa. Oggi misure Ue sui rimpatri e mutuo riconoscimento

Wagner contro Crosetto sul tema migranti: il ministro aveva accusato il gruppo dell’aumento degli sbarchi
Il capo della brigata Wagner Yevgeny Prigozhin e Guido Crosetto, ministro della Difesa (Ansa)

Il luogo della riflessione è la sede a Roma de La Civiltà cattolica , storica rivista dei gesuiti, dove si presenta il libro di padre Antonio Spadaro su dieci anni di politica estera del Santo Padre. E ovviamente, quando interviene Giorgia Meloni, che ha accanto a sé il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, la parte più attuale è quella che riguarda l’Africa, i tanti viaggi che ha compiuto Bergoglio, ma anche l’attenzione che questo governo sta dedicando alla sponda Sud del Mediterraneo da quando si è insediato.

La presidente del Consiglio fa una riflessione che cerca di staccarsi dalle polemiche di questi giorni, che fa leva su quella cooperazione allo sviluppo che non è mai stata veramente efficace, sia da parte dell’Italia sia da parte dell’Unione europea: «Molti africani mi hanno detto che non vogliono scappare dalle loro terre e io penso che, su questo, si può fare di più: questo è l’approccio più umano che si può avere, l’approccio più misericordioso».

Nel libro L’atlante di Francesco la parola misericordia ricorre più volte, come tratto distintivo della politica estera vaticana. E il concetto che «è filosofico, e che è difficile coniugare con il nostro quotidiano piano politico», rimarca Meloni, non può comunque esimere dal fare uno sforzo di riflessione: «Non si può lasciare — continua il capo del governo — che chi arriva da noi si ritrovi spesso a non avere la vita che gli era stata promessa o fare da manodopera alla criminalità organizzata o alla prostituzione, con riti voodoo fatti sulla testa dei propri figli, finché non si ripagano con la prostituzione decine di migliaia di euro».

Meloni prima e dopo il suo intervento ha un colloquio privato con Parolin, ed è in primo luogo di migranti che si discute, di flussi, corridoi umanitari e ovviamente anche della tragedia di Cutro. E su questi punti la premier torna anche in pubblico: «Sono stata e siamo stati accusati di cose raccapriccianti ma la mia coscienza è a posto. Più persone partono, più persone si mettono nelle mani di cinici trafficanti, più c’è il rischio che qualcosa vada storto. Non si può mettere la testa sotto la sabbia, lasciare che siano mafiosi e trafficanti a decidere chi debba entrare nel nostro Paese, lasciare che in Africa continuino a prendere piede i mercenari della Wagner e i fondamentalisti», dice Meloni (che indica nella Santa Sede la «più idonea per i negoziati di pace» per l’Ucraina).

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