Ritorna l’Europa del “rigore”. In arrivo una stretta sui conti

Gian Maria De Francesco

Tutto come previsto. Nessuna sorpresa positiva. Nessuna indulgenza. Dal 2024 l’Unione europea tornerà a pretendere il rispetto degli impegni di bilancio da parte di ciascun Paese aderente. La situazione dei conti pubblici sarà valutata in riferimento al 2023, ma i governi devono accrescere la loro consapevolezza. Nulla, tuttavia, è scritto sulla pietra e il ventaglio delle possibilità è tutt’altro che ristretto per tre motivi. In primo luogo, la discussione sulla riforma del Patto di Stabilità sta per entrare nel vivo. In seconda istanza, ai Paesi Ue si richiede una politica di bilancio che «dovrà restare agile in futuro». Ultimo ma non meno importante, la flessibilizzazione del regime degli aiuti di Stato inevitabilmente comporterà un aumento delle spese, almeno per chi come la Germania può permettersele.

«In questo momento è vitale mantenere un’ancora di stabilità macroeconomica e finanziaria. Ciò significa garantire finanze pubbliche solide in tutti gli Stati membri dell’Ue», ha detto ieri il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, puntando all’Italia e aggiungendo che nell’Ecofin di martedì prossimo «ci aspettiamo che i ministri delle Finanze siano in grado di convergere sugli elementi chiave del nuovo quadro di governance economica». Il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, come suo solito ha voluto essere rassicurante. Per l’Italia è «un’ottima soluzione» perché le nuove regole rappresentano un «compromesso molto avanzato: c’è una maggiore gradualità nella riduzione del debito» e «c’è un incentivo agli investimenti, che produce ancora maggiore gradualità nella riduzione del debito».

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