È l’Africa la nuova trincea dei mercenari di Putin

di Maurizio Molinari

La Russia non riesce a vincere militarmente in Ucraina ma investe risorse nel Sahel al fine di trasformare l’Africa in una nuova trincea della competizione strategica contro l’Occidente che si gioca nello scacchiere cruciale del Mediterraneo allargato.

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Di questo si è parlato a Roma durante l’incontro a porte chiuse fra il generale americano Michael Langley, capo del Comando Africa (Africom) del Pentagono, e i capi di Stato Maggiore di 43 Paesi africani “partner” di Washington (su un totale di 54). Poco prima in Senegal si era svolta un’analoga seduta fra i capi delle aviazioni militari di 38 Paesi africani con i rappresentanti americani. Per comprendere le ragioni della preoccupazione di Washington bisogna guardare alla mappa della presenza della Brigata Wagner nel Continente. I mercenari russi e filorussi guidati da Yevgeny Prigozhin – l’ex cuoco di Putin diventato uno dei suoi più stretti consiglieri militari – proteggono tre basi di Mosca nella Cirenaica libica grazie all’intesa con le milizie del generale Khalifa Haftar, controllano miniere di diamanti ed oro nella Repubblica Centrafricana, hanno basi in Sudan ed ora puntano a rovesciare il governo di Mahamat Idriss Déby in Ciad.

 proprio quest’ultimo tassello della penetrazione russa che ha fatto scattare l’allarme a Washington. Mahamat Idriss Deby è salito al potere nell’aprile del 2021 dopo l’uccisione del padre Idriss Deby da parte dei ribelli del Fronte per l’Alternanza e la Concordia in Ciad (Fact) e da diversi mesi un altro gruppo della guerriglia, l’Unione delle forze repubblicane di Timan Erdimi chiede al presidente della Repubblica Centrafricana, Faustin Archange Touadera, di “convincere i russi” a “intervenire in Ciad” per “cacciare Mahamat ed i francesi”.

Seppur indebolita dalle perdite subite in Ucraina, la Brigata Wagner resta in grado di gestire con efficacia operazioni militari in Africa e se riuscisse a insediarsi in Ciad raggiungerebbe due obiettivi non indifferenti. Primo: creare una continuità territoriale con Libia, Repubblica Centrafricana e Sudan ovvero un blocco di Stati filorussi a cavallo del Sahara. Secondo: privare gli Stati Uniti delle basi operative ciadiane da dove truppe speciali e droni alleati intervengono contro i gruppi jihadisti fedeli a Stato Islamico e Al Qaeda che operano in Niger, Camerun, Nord della Nigeria e altrove nel Sahel. Se a questo aggiungiamo l’aumentata visibilità di gruppi filorussi in Mali dopo il ritiro delle forze francesi e il sospetto che la Brigata Wagner sia riuscita anche a fomentare l’ostilità popolare che ha obbligato Parigi – dopo ben 15 anni – a ritirare i militari dal Burkina Faso, non è difficile capire perché il generale Langley abbia spiegato ai colleghi africani che “dopo aver destabilizzato il Sahel negli ultimi anni, ora i russi puntano a espandere la loro presenza” in quest’area strategica.

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