È boom di auto elettriche, ma ora gli ambientalisti le combattono

Federico Rampini

Lo stop dell’Unione europea alle auto a benzina e diesel dal 2035 sancisce un’evoluzione già in corso sui mercati: le vendite di auto elettriche avanzano a gran velocità, in alcune parti del mondo sono già un quarto del totale. Ma la conversione del nostro parco auto si scontra con la resistenza occidentale a scavare sotto terra per estrarre le materie prime necessarie ai veicoli elettrici.

E in California un autorevole manifesto ambientalista fa scalpore perché dichiara guerra anche all’auto elettrica: troppo inquinante, non è una soluzione. Il decesso annunciato per l’auto a benzina o diesel riceve l’approvazione formale dell’Europarlamento, ma la direzione di marcia è già evidente per molti consumatori. Nel 2022 per la prima volta le auto elettriche hanno superato la soglia del 10% del totale globale. Ne sono state vendute 7,8 milioni, con un aumento del 68% in un solo anno. La media mondiale nasconde delle punte molto più avanzate. All’avanguardia ci sono Cina e Germania.

Sul mercato tedesco le autovetture elettriche hanno già raggiunto il 25% della produzione l’anno scorso, su quello cinese quasi il 20% delle nuove immatricolazioni sono totalmente elettriche. Tutti questi dati escludono le ibride che farebbero salire le percentuali ancora più in alto. La media europea è 20% come quella cinese. Gli Stati Uniti restano più indietro (6% di auto elettriche sul totale venduto nel 2022) pur avendo un campione mondiale come Tesla, tuttora il numero uno per le vendite di auto elettriche sul pianeta.

Ma l’Inflation Reduction Act varato da Joe Biden contiene incentivi fiscali talmente generosi per i veicoli elettrici, che si prevede un balzo di vendite anche in America (il nome dell’Inflation Reduction Act può ingannare, in realtà si tratta del Green Deal di Biden, generoso di sussidi per le tecnologie verdi e la transizione sostenibile).

Un altro segnale significativo che viene dal mercato è questo: le vetture elettriche si avvicinano a gran velocità ai prezzi di quelle a benzina o diesel. Il calo dei prezzi di listino deriva sia dalle agevolazioni fiscali, sia dai risparmi sui costi di produzione che si realizzano quando aumentano i volumi sfornati dalle fabbriche. A proposito di fabbriche, però, un’altra notizia americana accende un faro sulle nostre contraddizioni (nostre in quanto occidentali). La Ford annuncia la costruzione nel Michigan di una nuova fabbrica per produrre batterie per le sue auto elettriche, con un investimento di 3,5 miliardi di dollari e l’assunzione di 2.500 dipendenti. Però produrrà sotto licenza della Catl, il numero uno cinese nelle batterie elettriche. La nostra dipendenza dalla Cina in questo settore non fa che aumentare.

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