Mes, l’Ue applaude l’Italia. L’imbarazzo di Giorgetti: “Deciderà il Parlamento”

dal nostro inviato Marco Bresolin

BRUXELLES. Le tensioni legate alla ratifica del Mes continuano a creare imbarazzo nel governo italiano. Questa volta, però, per ragioni opposte alle precedenti. Non è il pressing di Bruxelles a mettere in difficoltà l’esecutivo, bensì la valanga di complimenti ricevuti per i segnali positivi sull’ultimo tassello che manca per dare il via libera definitivo alla riforma del fondo Salva-Stati. «Pare esserci qualche progresso» ha riconosciuto il vice-presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, a margine dell’Eurogruppo. Ancor più esplicito l’irlandese Paschal Donohoe, che presiede la riunione dei ministri finanziari dell’Eurozona: «Voglio riconoscere il lavoro che è in corso nel governo italiano». Parole che non hanno affatto reso facile la giornata di Giancarlo Giorgetti.

Dal Tesoro si sono infatti premurati di far sapere che «la decisione spetta al Parlamento», preoccupati che la valanga di elogi dei signori di Bruxelles possa mandare ulteriormente in agitazione quella parte della maggioranza che – al momento – ancora non vuole rassegnarsi alla ratifica. L’idea di un provvedimento dell’esecutivo per incardinare la ratifica «è un fatto positivo» per il commissario Paolo Gentiloni. Ma all’interno del governo sta crescendo il timore che fare un passo in questa direzione possa avvicinare lo spettro della sfiducia, visto che a novembre il parlamento aveva impegnato l’esecutivo «a non approvare il disegno di ratifica del Mes». Per questo si aspetta un segnale dalle Camere, che per ora non sembra affatto nell’aria, anche per via del periodo pre-elettorale. La sensazione, però, è che le cose possano cambiare dopo le amministrative, in programma tra meno di quattro settimane. E di questo tutti sembrano essere consapevoli anche a Bruxelles. Pierre Gramegna, che è il nuovo direttore esecutivo del Mes, ieri ha avuto uno scambio con Giorgetti a margine della riunione. Al termine della quale è parso correre in soccorso del ministro: durante la conferenza stampa finale, mentre i suoi colleghi elogiavano il governo Meloni per i passi che sta compiendo, il lussemburghese ci ha tenuto a sottolineare che «ora è tutto nelle mani del Parlamento italiano» e che «dobbiamo rispettare il Parlamento italiano».

Per Giorgetti, e per l’intero governo, la gestione della partita legata al Mes è una passeggiata sulle uova che va percorsa con estrema cautela. A Roma, ma anche a Bruxelles. L’Italia non può permettersi di fare una frittata perché sta entrando nel vivo la trattativa sulla creazione di un nuovo fondo comune per aiutare l’industria europea ad affrontare la transizione energetica e per rispondere ai sussidi americani. Non è certo il momento di alzare le barricate, per questo c’è l’esigenza di rassicurare i partner Ue sul Mes. «Forme comuni di finanziamento dei progetti strategici europei sono la corretta risposta» alle sfide attuali, ha detto il ministro delle Finanze. Che, proprio per evitare di andare allo scontro con Berlino, ha aperto alla possibilità di rivedere le regole sugli aiuti di Stato: «Siamo consapevoli della necessità di rivedere la politica degli aiuti di Stato che deve diventare meno burocratica e più flessibile».

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