Gianluca Vialli è morto



Il suo fisico asciutto era diventato ancora una volta un simbolo, ma di resistenza. Gianluca all’Europeo vinto era il solito trascinatore, cantava Battisti a squarcia gola («Chissà che sarà di noi»), scherzava, incassava dubbi e confidenze, dava consigli. E speranza: «Le persone vedono in me un uomo forte, ma anche fragile. Penso che qualcuno possa riconoscersi in me, coi miei difetti, le tante paure. Con il tumore non sto facendo una battaglia, perché lui è molto più forte di me. È un compagno di viaggio indesiderato, devo andare avanti a testa bassa, senza mollare mai, sperando che si stanchi e mi lasci vivere ancora tanti anni».

Non è andata così. Ma ogni volta che qualcuno darà un bacio a un pallone, penseremo a Luca.

Capitano per sempre.

CORRIERE.IT

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