Il manifesto della destra

Luca Monticelli

Roma. «Il programma del centrodestra è pronto», dice Maurizio Gasparri. Ieri gli sherpa dei partiti si sono incontrati per definire la bozza finale che sarà vagliata dai leader. Ma l’intesa, di fatto, è solo sui titoli, i veri nodi sono tutti rimandati. A cominciare dalla flat tax che la Lega vorrebbe con un’aliquota al 15%, Forza Italia al 23 e Fratelli d’Italia la immagina invece solo sulla quota di reddito imponibile che supera il livello dell’anno precedente. «Sulla flat tax ogni partito ha la propria idea, ci confronteremo ma la direzione di marcia è unica», sottolinea Alessandro Cattaneo, responsabile dei Dipartimenti di Forza Italia.

La formula individuata nella bozza di programma è molto generica e cerca di andare incontro a tutte le forze politiche. Il passaggio su cui è stata sancita l’intesa ieri sera recita: «Estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100 mila euro di fatturato (oggi si ferma a 65 mila, ndr), così come sull’incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti, con la prospettiva di un ulteriore ampliamento per famiglie e imprese».

Armando Siri della Lega sostiene che il progetto di flat tax del Carroccio costa “solo” 13 miliardi. Dopo le partite Iva, spiega, la fase 2 prevede l’introduzione di un’unica aliquota al 15% per pensionati e dipendenti: «Per le famiglie monoreddito si prevede una soglia a 50 mila euro con uno scivolo di accompagnamento fino a 55 mila, e per le famiglie bi-reddito tetto a 65 mila euro con uno scivolo che arriva a 70mila euro. Per i single la soglia è a 26 mila euro con uno scivolo a 30 mila». L’impianto della riforma leghista prevede anche una No tax area a 13 mila euro e una fase 3 con la flat tax per le imprese. Un provvedimento complesso su cui gli alleati del centrodestra dovranno confrontarsi ancora a lungo se saranno chiamati a governare il Paese.

La revisione del reddito di cittadinanza è un altro di quei temi su cui Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi a grandi linee sono d’accordo, ma se si entra nel merito ognuno ha la sua ricetta. «Per il sussidio si spendono dieci miliardi: sei sono destinati ai non occupabili, che noi vogliamo mantenere e riordinare come sostegno alla povertà nel capitolo welfare. Sull’utilizzo degli altri quattro miliardi la pensiamo diversamente», continua Cattaneo. La Lega, infatti, spinge per una sorta di “voucher formazione” per riassorbire i disoccupati nel mercato del lavoro, Forza Italia è più netta e preferirebbe mettere quei soldi per finanziare il taglio del cuneo fiscale o l’aumento delle pensioni minime a mille euro.

Tra i 15 punti del programma condiviso da tutti i partiti della coalizione, un posto importante ce l’ha la lotta all’immigrazione clandestina che viene affidata a una nuova edizione dei decreti sicurezza del governo gialloverde (quando Salvini era al Viminale). Stop agli sbarchi quindi, ma senza il blocco navale tanto caro a Giorgia Meloni che non viene citato.

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