Omicron 5, impennata dei contagi tornano i ricoverati con i caschi e le polmoniti: cosa sta succedendo

Paolo Russo

ROMA. I contagi si mantengono sopra quota 80mila, ieri 84.600 che sono 28mila in più della settimana precedente. Ma quello che preoccupa i super esperti della Salute sono due numeretti nascosti tra le pieghe del bollettino settimanale di sorveglianza Covid dell’Iss. Il primo è l’Rt “augmented” «che indica in quale misura andranno a crescere o a diminuire i contagi la settimana successiva», ci spiega Gianni Rezza, direttore della Prevenzione al dicastero di Speranza. Ci si aspettava iniziasse a decrescere e invece il picco non sembra essere stato raggiunto, perché da un valore di 1,47 è salito ancora a 1,55. «Il che vuol dire che nei prossimi giorni ogni due positivi se ne infetteranno altri tre», spiega sempre Rezza. E con questo trend l’asticella dei 100mila casi sarà superata a breve.

Ma a crescere nettamente è anche un altro Rt, quello tarato sui sintomi, che come sottolinea il bollettino dell’Iss «è in netto aumento rispetto alla settimana precedente», passando da 1,1 a un valore di 1,32. Vuol dire che ogni 100 persone con sintomi se ne infettano 132 con forme di malattia più o meno grave.

Tutto questo mentre oramai un contagiato su dieci, il 9,5% per l’esattezza, è uno che il Covid se lo era già fatto prima. La settimana scorsa erano l’8,4%.

Che qualcosa della narrazione di un virus sempre meno pericoloso stia cambiando lo dicono i medici in prima linea nella lotta al Covid. «Ricominciamo a vedere cose che non vedevamo più» afferma il presidente nazionale del servizio sanitario di urgenza 118, Mario Balzanelli. «Mentre le precedenti versioni di Omicron risparmiavano le vie aeree inferiori, ora stiamo ricominciando a vedere polmoniti provocate dalla Omicron BA.5, che riesce a raggiungere gli alveoli. E alcune richiedono la ventilazione assistita».

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