La tela di Erdogan per arrivare ad agosto al cessate il fuoco

dal nostro corrispondente Claudio Tito

BRUXELLES – Un “cessate il fuoco” entro agosto. Da raggiungere con una sorta di prova generale: far partire dal porto di Odessa le tonnellate di grano ferme in banchina da settimane. Ecco il “Piano turco”. Con il via libera degli Usa. L’appoggio dell’Unione europea. E il sostegno dell’Onu. Dopo cento giorni di guerra in Ucraina, è il vero primo tentativo per arrivare ad una tregua. E passa lungo la linea di comunicazione Washington-Bruxelles-Ankara.
L’accelerazione sulla “scommessa turca” è stata impressa nelle ultime ore. Anche il Consiglio europeo, che si è chiuso ieri a Bruxelles, ha avuto una appendice tutta dedicata a questa delicatissima operazione. I tre principali leader dell’Ue – Macron, Draghi e Scholz – si sono consultati proprio per capire quali passi compiere e quali rischi correre. Perché è evidente che si tratta di un disegno con percentuali di successo non certo alte. Anzi. Ma considerato doveroso.

I passi sono stati accelerati nelle ultime ore sulla base dei report che alcuni servizi di Intelligence hanno consegnato ai governi Usa e europei. Putin vuole chiudere il conflitto entro il prossimo ottobre. Il suo obiettivo è evitare di restare sul terreno anche nel prossimo inverno. Neve, pioggi e freddo sono pessimi alleati. Questo vuol dire però che settembre potrebbe essere un mese di fuoco. Le truppe russe daranno il tutto per tutto. Il pericolo? Una carneficina. Oltre ai 14 mila militi russi già morti e ai quasi 25 mila persi tra le file ucraine. Per questo il “cessate il fuoco” va concordato entro agosto. Dopo sarebbe troppo tardi. Dopo si entrerebbe in una partita del tutto diversa e del tutto imprevedibile.

Per raggiungere il segno, però, il test è la “liberazione” dei cereali bloccati ad Odessa. In questo senso il “Piano turco” è già in una fase avanzata. Il cuore è lo sminamento dello spazio di mare davanti al porto. I primi controlli hanno veriricato che si tratta di ordigni e reti piazzate in larghissima parte dall’esecutivo di Kiev. Erdogan ha già fatto un passo con Zelenski. Il suo disco verde è la premessa. La risposta non è stata negativa. Ma con un quesito essenziale: chi garantisce che la flotta russa non ne approfitterà? Il presidente turco ha assicurato: siamo noi i garanti. La nostra flotta sigillerà lo spazio navale. Nessun altro potrà agire.

La richiesta di Mosca, invece, si basa sulla Convenzione di Motreux. Vuole essere certa che nessuna altra nave da guerra entrerà nel Mar Nero. Sostanzialmente le ammiraglie della Nato non dovranno avvicinarsi. E anche in questo caso sarà Ankara a presidiare lo stretto del Bosforo. E agirà solo sotto la sua bandiera. L’Alleanza Atlantica – pur essendone un partner – verrà tenuta fuori. E ha il “sì” degli States.

Non è un caso che nelle ultime ore dalla Casa Bianca siano partiti almeno tre segnali. Il primo è stato l’annuncio che non sarebbero stati consegnati a Kiev i razzi a media gittata, quelli in grado di colpire il territorio russo. Poi nella sede ufficiale delle Nazioni Unite hanno confermao che non bloccheranno l’import-export di fertilizzanti. Quindi la dichiarazione del Dipartimento di Stato a favore della “mediazione turca”.

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