L’America non teme l’Atomica

La Russia, nella relazione della Haines è preceduta da un «of course», un ovviamente che introduce il Paese come focus di «una priorità critica, alla luce della tragica invasione dell’Ucraina da parte di Putin, che ha prodotto uno shock nell’ordine geopolitico con implicazioni per il futuro che cominciamo solo ora a comprendere».

Come si vede, non c’è molto affanno in questa indicazione.

E si capisce perché nel seguito. L’analisi che viene offerta ai senatori è venata infatti di una certa soddisfazione, anche se non si può parlare di compiacenza. Oggetto della comunicazione è «il fallimento di Putin di prendere Kiev, che ha privato la Russia dal prevenire gli Usa e la Nato dal dare un rilevante aiuto militare all’Ucraina. Inoltre la Russia ha dovuto confrontarsi con significative sfide interne alla propria organizzazione, forzando un cambio di obiettivi, da Kiev al Donbass».

Interessante è che nel corso del dibattito che segue la relazione, più di un senatore torna con aggressività sulla questione. Uno di loro chiede conto ripetutamente di come mai, però, l’errore di valutazione «sia stato anche della intelligence Usa, che si aspettava una rapida presa di Kiev», aggiungendo che lo stesso errore di intelligence è stato fatto per l’Afghanistan in cui si era presentato un esercito in grado di resistere ai taleban. La risposta della Haines è molto diplomatica: «Abbiamo un comitato che sta valutando il caso. Io direi che i due casi sono una combinazione fra la volontà di combattere e la capacità di farlo». Il generale Scott Berrier le fa eco dicendo che «c’è una nuance tra la capacità e la voglia di combattere». E fa riferimento a una discussione a porte chiuse. Argomento rimandato.

Tornando alla relazione della Haines il futuro prossimo della guerra in Ucraina viene fissato in «un mese o due che saranno significativi. Perché i russi rafforzeranno i loro sforzi, ma anche se questi saranno un successo, non siamo sicuri che l’esito in Donbass davvero fermerà la guerra. Putin si sta preparando a un conflitto prolungato che porti a successi oltre questa zona. Noi pensiamo che Putin non ha cambiato obiettivi, anche se al momento si sta concentrando sulla conquista delle 20 prefetture in Luhansk e Donetsk, per schiacciare le migliori forze ucraine che stanno difendendo l’Est». C’è scetticismo però sulla riuscita di questo progetto. «Le forze russe sono capaci di conquistare questi obiettivi, crediamo che non riusciranno a espandere il loro controllo, e connettere Odessa, senza attivare una forma di mobilitazione». L’ostacolo a qualunque negoziazione, continua la Haines, è proprio questo, credere in cose che non sono esattamente come i leader pensano: «Dal momento che sia la Russia che l’Ucraina credono che saranno capaci di fare militarmente progressi, non vediamo nessuna strada percorribile per un negoziato, nel breve termine».

La battaglia insomma si sta assestando «in una guerra di attrito combinato con la realtà che Putin deve confrontarsi con una distanza fra le sue ambizioni e la capacità militare della Russia».

Sono analisi che non portano a una maggiore tranquillità, al contrario: «Nei prossimi mesi è possibile che ci muoveremo su una traiettoria più imprevedibile, di maggiore “escalation”, e in generale di decisioni prese dalla Russia secondo la situazione che si crea volta per volta». E si parla qui di «misure più drastiche, possibile legge marziale, riorientamento della produzione industriale, aumento della produzione militare». Nelle prossime settimane Haines dà per sicuro l’aumento degli sforzi per interrompere gli aiuti militari all’Ucraina.

E il nucleare? Su questo spinosissimo argomento il direttore dell’intelligence Usa è molto cauta.

«Crediamo che il presidente Putin continuerà a usare la minaccia nucleare come deterrente. Se vede che gli Usa continuano a sottovalutare la sua minaccia è possibile che autorizzi una nuova ampia esercitazione nucleare. Crediamo anche che ricorrerà all’impiego di armi nucleari solo se percepirà una vera minaccia al regime o al Paese. C’è sempre una possibilità naturalmente di errori, e involontaria escalation», ma, continua Haines, «la nostra intelligence potrebbe mitigarla». Non ci sono spiegazioni sul significato di questa affermazione.

Naturalmente sul tema del nucleare i senatori insisteranno molto nella discussione, arrivando ad avere risposte più precise.

Al generale per esempio chiedono di essere preciso: qual è il suo bilancio della situazione militare? «La descriverei così: i russi non stanno vincendo e l’Ucraina non sta vincendo. Siamo un po’ in uno stallo». E chi rischia di più in questo stallo? Russia o Ucraina? «Uno stallo non significa un armistizio. Significa un imprevedibile scontro in cui entrambi i lati perdono uomini, equipaggiamenti, armi e veicoli».

Infine sul nucleare, e così chiudiamo come siamo partiti. La Haines riceve una domanda irriverente da un senatore: «La nostra è una posizione ambigua. Vogliamo appoggiare l’Ucraina ma non arrivare alla Terza guerra mondiale». Lei risponde che effettivamente «siamo in questa posizione». Ma la nostra «opinione è che non siamo di fronte a un uso imminente di armi nucleari. A meno che non ci sia la percezione di una effettiva minaccia al regime e alla Russia. Se Putin pensa di star perdendo la guerra, o che la Nato sta intervenendo ci sono molte cose che potrebbe fare come escalation prima di ricorrere all’arma nucleare».

Speriamo che la Direttora dell’Intelligence Usa abbia ragione.

LA STAMPA

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