Bollette, il piano del governo tra gli ostacoli

PAOLO BARONI

ROMA. In vista del Consiglio dei ministri di domani, dove il governo conta di varare un nuovo decreto taglia-bollette, si stringono i tempi per la messa a punto del nuovo pacchetto di interventi. Dato per scontato che verranno confermate e probabilmente rafforzate le misure a favore di famiglie e piccole imprese (azzeramento degli oneri accessori, Iva ridotta sul gas e bonus sociali), ora ci si concentra su quelle più grandi, le aziende energivore, che rischiano di essere messe fuori mercato dall’impennata dei costi di luce e gas. Si lavora in particolare sulla possibilità di fornire energia a «prezzo equo» a queste imprese su un orizzonte di più anni. Dopo aver affrontato lunedì la questione elettricità assieme ai vertici dell’Autorità per l’energia e del Gestore dei servizi elettrici, ieri a palazzo Chigi si è affrontato il dossier gas.

Girandola di incontri

Gli incontri tecnici si sono susseguiti per tutta la giornata: al primo hanno preso parte il sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli, i ministri dell’Economia e della Transizione Ecologica Daniele Franco e Roberto Cingolani e l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi.

In questo caso, come ha proposto nelle settimane scorse il titolare del Mite, la sfida è quella di raddoppiare da 3,5-4 miliardi di metri cubi a 7-8 la produzione e l’estrazione di gas dai siti italiani in modo da coprire circa il 10% del fabbisogno nazionale che nel 2021 è stato di 72 miliardi di metri cubi.

In questo contesto il ruolo del gruppo controllato dal Tesoro è fondamentale perché l’Eni è l’operatore leader in questo campo con poco più di 3 miliardi di metri cubi di produzione di gas. Stando a fonti del governo, gli incontri sono serviti a capire quanto e dove ricavare più gas senza effettuare nuove trivellazioni ma semplicemente valorizzando i siti già attivi rispettando le disposizioni del Pitesai, il nuovo piano regolatore delle attività estrattive appena approvato dal Mite.

Il ruolo dell’Eni

Nel corso del vertice, a quanto si apprende, Descalzi avrebbe condiviso coi rappresentanti del governo considerazioni sullo scenario relativo ai prezzi dell’energia e sulla produzione e fornitura del gas, sia a livello europeo che italiano.

Presto per pensare a soluzioni operative. Molto dipende dalle scelte di tipo politico che il governo intende adottare venerdì. Sostanzialmente, la produzione nazionale di metano fa leva su tre aree distinte del paese, l’Emilia Romagna, le Marche e la Sicilia. Ma mentre in Sicilia l’Eni ha già tutti i permessi ed è in corso l’attività di sviluppo dei giacimenti Argo e Cassiopea, in Emilia Romagna e nell’Alto Adriatico prospiciente la costa veneta la situazione è più complessa.

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