Salvini e il Piano B per il Quirinale: da Casini a Casellati e Moratti, le alternative. Ma Meloni: si decide tutti insieme

di Paola Di Caro e Cesare Zapperi

Salvini accelera con Silvio Berlusconi, non può permettersi di arrivare in Aula senza un quadro chiaro. Anche Moratti tra i nomi. Ma sullo sfondo resta l’opzione Draghi

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Ha fretta di chiudere, Matteo Salvini. E allora schiaccia sull’acceleratore. Un tocco più morbido e un altro più deciso, ma entrambi tesi a mandare un chiaro messaggio a Silvio Berlusconi. «Entro due-tre giorni dobbiamo trovare una soluzione» è l’imperativo del segretario leghista che, tradendo la sua impazienza, accosta in una sequenza logica piano A e piano B, depotenziando implicitamente il primo. Perché sostenere che entro una settimana la Lega sarebbe in grado di proporre un’opzione in grado di «accontentare molti» significa dare quasi per scontato, nei fatti se non nelle parole, che il tentativo di reclutamento di grandi elettori da parte del leader di Forza Italia, per quanto prosegua con ampio spiegamento di mezzi e di uomini, è destinato ad infrangersi contro l’unico giudice implacabile nei confronti delle ambizioni umane: il quorum.

Salvini conferma fedeltà assoluta a Berlusconi, ma quello che ha visto in questi giorni non gli piace e soprattutto non lo convince sulla possibilità di un lieto fine. E quindi chiede all’alleato di fare tutte le verifiche del caso entro pochi giorni. «O dentro o fuori, non possiamo arrivare all’inizio delle votazioni in Aula con un quadro ancora incerto», è la sintesi che filtra dagli ambienti leghisti. Proprio perché non paia una sollecitazione fine a sé stessa, ecco l’altro colpo di acceleratore per cercare di portare al traguardo la soluzione B: una candidatura che «piaccia a molti, se non a tutti».


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In controluce, dietro questa proposta si rivede Denis Verdini (padre della compagna di Salvini) e quel suo invito a fare del leader del Carroccio il vero, unico kingmaker del nuovo inquilino del Quirinale. Sia nel caso si tratti di investire tutto su Berlusconi sia qualora si decida di puntare su un’alternativa. Il segretario vuole fare della partita per il Colle uno snodo decisivo per riaffermare la sua leadership sul centrodestra. Per farlo c’è un solo modo: mettere sul piatto il nome di un candidato che possa essere sostenuto dalla propria coalizione ma che si riveli vicente sapendo catturare consensi anche nelle altri parti politiche.

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