Se Mattarella si scopre “fantasista”

Tony Damascelli

Nel buio della paura, improvvisamente lo sport. L’Italia si ritrova al centro del mondo con i risultati dei suoi atleti, lo ha ricordato Sergio Mattarella alla cerimonia di consegna della bandiera tricolore agli atleti azzurri in partenza per i Pechino

Se Mattarella si scopre "fantasista"

Nel buio della paura, improvvisamente lo sport. L’Italia si ritrova al centro del mondo con i risultati dei suoi atleti, lo ha ricordato il primo fra tutti, dunque Sergio Mattarella, alla cerimonia di consegna della bandiera tricolore agli atleti azzurri in partenza per i Giochi di Pechino e le paralimpiadi invernali. Oltre il protocollo, le promesse e il saluto, ecco il messaggio a sorpresa: «Rendete onore al nostro Paese, sarete seguiti con grande affetto da tutti gli italiani e da me fra questi. Avete smentito il cliché di un popolo indisciplinato, di chi, con questo, confonde l’attitudine alla fantasia, alla creatività, all’inventiva». Lo sport come una gomma per cancellare la fastidiosa etichetta che ci portiamo appresso e addosso da sempre, la genialità che scivola nel caos e nell’interesse di parte ma lo sport ha identità diverse dalla politica, dove c’è un gruppo ci deve essere una squadra, dunque la distribuzione e la divisione dei compiti per raggiungere il risultato.

Le parole del presidente della Repubblica superano la frontiera dello sport, le didascalie alle nostre abitudini, le frasi di repertorio di un paese di santi, navigatori, poeti, acque minerali e commissari tecnici, possono, anzi, sono state smentite dalle vittorie in ogni dove e in ogni disciplina, pure in quelle impreviste.

Sergio Mattarella era presente nella tribuna dello stadio di Wembley la sera dell’11 luglio, finale del campionato d’Europa contro gli inglesi nel loro teatro esclusivo; l’inedita immagine di una figura discreta, silenziosa eppoi esultante, con le braccia al cielo come fu Pertini a Madrid. In un altro 11 luglio, sempre di football, quello dell’Ottantadue, sono il riassunto di come lo sport riesca infine a riunire, come incita l’inno, i fratelli d’Italia fino a quel momento divisi in fazioni e partiti. Anche Gianni Brera, maestro assoluto, era caduto nell’errore (voluto) attribuendo a Guicciardini un maligno pensiero proprio: …ché se tu fiderai nelli italiani, sempre aurai delusione… Fasulla la citazione, alibi comodo per insuccessi e sconfitte.

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