Amministrative, Boccia: “Serve un’alleanza larga, chi non lo capisce va contromano”
di Annalisa Cuzzocrea
Francesco Boccia, il Pd ha vinto al primo turno a Milano,
Bologna e Napoli con una coalizione ampia e un ampio consenso. Ma ci
sono molte resistenze in tutte le altre città e di certo ci saranno per
le Politiche. Non crede sia un modello irrealizzabile su larga scala?
“Penso che siamo in una fase nuova. Chi non l’ha capita sta chiaramente
andando contromano. Sul piano politico è iniziata quando il Movimento 5
Stelle ha abbandonato l’antieuropeismo votando per la commissione von
der Leyen. Poi è continuata nel Conte due”.
Quella coalizione si è rotta. Una parte – Iv e M5S – non ha più intenzione di convivere.
“In questo momento chi vuole il rafforzamento della sanità pubblica,
della scuola pubblica, della lotta al consumo di suolo e l’ancoraggio
all’Europa, deve stare dalla stessa parte. Dall’altra ci sono due forze
sovraniste che si sono divise tatticamente quando è nato il governo
Draghi, ma il bluff è venuto fuori al primo tornante”.
Lo dice per la diserzione della Lega sulla delega fiscale?
“Non ho mai creduto alla svolta di Salvini sull’Europa, fatta con una
conversazione di 10 minuti al caffè Giolitti con Giorgetti. Il punto più
basso il leader della Lega lo ha toccato dando del bugiardo a Draghi
sulla delega fiscale, che i suoi ministri come i nostri conoscevano.
Viste con gli occhi del passato le forze progressiste possono sembrare
tante e diverse, ma mi auguro facciano un percorso che le porti a
interpretare i tempi. Conte questo lavoro nei 5 Stelle l’ha fatto
partire da molto”.
A Roma e Torino non è in grado di scegliere se stare con Gualtieri o Michetti, Lo Russo o Damilano.
“Un passo avanti è stato dire ‘mai con la destra’”.
Generico. Il Pd si aspetta di più?
“Ora guidano i candidati sindaci. Gualtieri ha aperto a Calenda dicendo che non ci saranno M5S in giunta, Conte ha risposto che è d’accordo. È la cosa più trasparente. Dopo si può collaborare per il bene della città in vari modi. In diverse amministrazioni, come Lazio e Puglia, ci sono stati ingressi successivi. È un dato oggettivo: quando siamo uniti la destra perde e perde male. Dove siamo divisi abbiamo bisogno del secondo turno. Ma alle politiche il secondo turno non c’è”.
A Torino Lo Russo è andato bene con un programma che prometteva discontinuità rispetto ai 5 Stelle.
“Un programma che ha premiato. Nelle 12 città che amministravano è emerso inevitabilmente un confronto molto duro per i 5 anni passati tra maggioranza e opposizione. Ma ci sono 39 città nelle quali siamo andati uniti e i risultati sono eccellenti ovunque”.
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