Quelle vite prigioniere e l’algoritmo Quelle vite prigioniere e l’algoritmo

MASSIMO GIANNINI

È tornato l’Occidente. Lo ripetiamo orgogliosi da una settimana, brindando al primo tour europeo di Joe Biden. Abbiamo buone ragioni per farlo. Tra il G7 a Carbis Bay in Cornovaglia, il vertice Nato, il bilaterale Ue-Usa a Bruxelles e l’incontro con Putin a Ginevra, il presidente americano ha ricucito lo strappo trumpiano delle relazioni transatlantiche: la vecchia “Coalition of the Willing” delle democrazie liberali contro il nuovo “Asse del Male” delle autocrazie imperiali. L’abbraccio con l’Amico Ritrovato ha un sicuro impatto simbolico ma un incerto effetto pratico: i prossimi mesi diranno se e in che misura la condivisione dei valori si tradurrà in ricomposizione degli interessi. C’è ancora tanta strada da fare. Su molti dossier l’Europa non è ancora l’Unione che speriamo (come osserva Giampiero Massolo) e l’America non sarà mai la “mamma” che sogniamo (come avverte Lucio Caracciolo). Sulla pandemia e sul clima i risultati dei summit sono stati deludenti. Ma intanto accontentiamoci di questo: dopo gli anni della zona grigia con la Cina e della guerra fredda con la Russia, almeno sappiamo di nuovo qual è il nostro posto nel mondo.

Ma le buone notizie finiscono qui. Mentre sul fronte internazionale celebriamo il ritorno dell’Occidente, sul fronte interno scopriamo invece che è tornato il Far West. Nella stessa settimana in cui Draghi incontrava i Grandi della Terra, nell’agra provincia italiana abbiamo conosciuto l’altra faccia del dramma del lavoro. Lunedì scorso a Tavazzano, a due passi da Lodi, scontri violenti tra operai davanti ai cancelli della FedEx: un ferito grave e otto più lievi. Ieri a Novara picchetto di Cobas davanti alla Lidl: Alessio Spaziano, camionista di 25 anni che vuol fare le sue consegne, con il suo Tir travolge e uccide Adil Belakhdim, sindacalista di 37 anni che presidiava gli ingressi.

Camionisti contro facchini, trasportatori contro magazzinieri, vigilanti contro sindacalisti. Comunque, lavoratori contro lavoratori. Benvenuti nella nuova lotta di classe 4.0. Quella che si combatte nell’ultimo anello della cosiddetta “catena del valore”. Quello più fragile, più debole, più precario. Quello degli Invisibili della Logistica, dove non regnano regole e non abitano diritti. Il Far West, appunto. Il giovane Adil, nella landa dispersa di Biandrate, è morto per difendere quegli Invisibili. Umani, ma prigionieri dell’Algoritmo, che li comanda attraverso i circuiti arcani della Rete e li obbliga a consegnare almeno 150-200 pacchi al giorno in giro per l’Italia. Con turni da 13-14 ore consecutive, e una paga che spesso non supera i 7-800 euro al mese. Ci ostiniamo a chiamarlo “lavoro”, ma non lo è: il lavoro è emancipazione, uguaglianza, cittadinanza. Questa, al contrario, è la moderna schiavitù che regge la macchina dell’e-commerce planetario. Una miriade di 110 mila aziende, per quasi un milione di addetti. Si spartiscono le gare al massimo ribasso, polverizzando le commesse in appalti e subappalti.

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