Vaccini: AstraZeneca e tutti gli altri. Quando, come e perché i benefici superano i rischi

Per questa ragione, è considerato ragionevole l’uso di AstraZeneca in chi ha più di 60 anni, dove le conseguenze della malattia sono enormemente più elevate, e quelle del vaccino estremamente rareL’incidenza poi varia da Paese a Paese e l’Ema sta facendo ulteriori indagini, ma la Danimarca, che ha riscontrato un’incidenza di casi di uno su 40 mila, ha deciso di sospenderlo. Per Pfizer e Moderna, al momento non ci sono segnalazioni per questo tipo di evento. Va ricordato che tutti i vaccini approvati nell’Ue possono prevenire circa l’80% di casi di ospedalizzazione e morte. In ospedale i nuovi ricoveri per Covid sono 10 ogni 100.000 abitanti e due in terapia intensiva a settimana (ultimi dati Ecdc disponibili riferiti alla settimana 5-11 aprile).

Come è stata fatta la sperimentazione

Cosa viene fatto prima di mettere in commercio un vaccino? Per avere abbastanza dati in grado di dimostrare sicurezza ed efficacia, normalmente vengono reclutati 3.000 individui, siccome per il Covid c’era fretta è stata reclutata una platea più ampia: 40.000 per ogni tipo di vaccino. Una volta partite le somministrazioni, i piani di gestione del rischio di Ema vengono continuamente modificati sulla base delle nuove informazioni che via via emergono vaccinando milioni di persone. Possono verificarsi rari eventi avversi con un’incidenza inferiore a 1 su 10.000 che non potevano essere identificati durante gli studi clinici (per quanto ampi, il numero di persone è limitato). È la più grande campagna di massa, e proprio per il tempo limitato di osservazione, è seguita da una sorveglianza altissima: alla Fda negli Usa sono bastati 6 casi su 7 milioni di dosi per sospendere subito il vaccino J&J.

Nessun vaccino è sicuro al 100%

È necessario sapere che non esiste al mondo un vaccino che protegge dalla malattia al 100%. La prevenzione dipende anche dallo stato di salute della persona vaccinata.

Ad esempio, il vaccino antinfluenzale non protegge completamente gli anziani dal contrarre l’influenza come nei giovani, ma se si ammalano hanno meno probabilità di finire in ospedaleLa vaccinazione infatti impedisce ogni anno a circa 2 milioni di persone di contrarre l’influenza, mentre la mortalità attribuibile all’influenza è stimata dall’ Ecdc in 118 casi su 100.000 per gli over 65 anni. Al tempo stesso non esiste un vaccino sicuro al 100%. Prendiamo quello contro il morbillo, la rosolia e la parotite. Uno degli effetti avversi è una grave diminuzione dei trombociti. Colpisce un bambino su 30.000. Con l’infezione naturale di rosolia ne è colpito uno su 3.000, con il morbillo uno su 6.000. Il primo vaccino autorizzato contro la gastroenterite da rotavirus, il RotaShield®, è stato introdotto negli Stati Uniti nel 1998 e ritirato un anno dopo perché si era riscontrato un aumento del rischio di intussuscezione (una grave patologia intestinale). Nel 2006 furono autorizzati due nuovi vaccini, attualmente parte dei programmi di immunizzazione nazionali in oltre 50 Paesi, soprattutto in via di sviluppo. Da fonte Ema, gli studi clinici dimostrano ancora un piccolo aumento del rischio (6 casi su 100.000 vaccinati) ma viene considerato basso rispetto ai grandi benefici per la salute derivanti dalla vaccinazione. Il vaiolo è una delle malattie più mortali conosciute, ma è anche l’unica ad essere stata eradicata con la vaccinazione. Ha afflitto le popolazioni per migliaia di anni, fin dai tempi dei faraoni nell’antico Egitto. Alcune stime indicano che nel ventesimo secolo le morti per vaiolo in tutto il mondo sono state più di 300 milioni. L’ultimo caso noto si è verificato in Somalia nel 1977 (Plotkin, Vaccines). Oggi nessuno vaccina più contro il vaiolo, perché il virus non circola più. La poliomielite è una malattia infettiva infantile, che può portare alla paralisi e anche alla morte. Oggi l’Oms rileva che il numero di casi è stato ridotto del 99,99%(ad eccezione del Pakistan e dell’Afghanistan). In Italia è stata debellata fin dagli anni 70, e da anni viene somministrato un vaccino con il virus inattivato per evitare gli effetti collaterali.

I danni della diffidenza e quelli al Pianeta

Ci sono poi alcuni casi storici di eventi avversi, dimostrati poi infondati, ma che hanno avuto ricadute deleterie sulle campagne di prevenzione. Nel 1974 nel Regno Unito si era diffusa la preoccupazione che l’immunizzazione contro la pertosse causasse malattie neurologiche permanenti e morte. La conseguenza è stata una riduzione delle somministrazioni, passate in 5 anni dal 79% al 31%. Il risultato: se nel 1972 si sono riscontrati solo 2.000 casi di pertosse a livello nazionale, dal 1977 al 1979 sono diventati 102.500 e ci sono stati 36 decessi. Infine, se oggi accusiamo l’Europa di arrancare nell’approvvigionamento, va ricordato che fino a 12 anni fa era autonoma nella produzione di vaccini, ma una campagna di diffidenza ha spinto a disinvestire, e così oggi dobbiamo bussare alla porta degli altri Paesi, che ovviamente pensano a tutelare prima i loro cittadini. Ci servirà da lezione, perché purtroppo non finirà qui, lo sappiamo bene. Gli effetti del riscaldamento globale e del mondo interconnesso esporranno sempre più velocemente le popolazioni a nuovi e terribili virus. Ma non basterà la scienza a mantenere corpi sani dentro ad un Pianeta malato. Lui, il Pianeta, non si cura con i vaccini, e questa lezione non la stiamo ancora imparando.

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