Il report censurato e le bugie di Guerra lo scandalo Oms lambisce Speranza

Un’inchiesta per epidemia colposa e falso, sulla mancata zona rossa nella Bergamasca e sulla riapertura, nel giro di tre ore, dell’ospedale di Alzano lombardo, il 23 febbraio 2020, che ha «incrementato e aggravato la diffusione del contagio». Per gli investigatori, informare Speranza del rapporto Oms era compito di Guerra, ora indagato per le presunte false dichiarazioni che ha reso ai pm quando lo hanno ascoltato il 5 novembre. Avrebbe mentito sulle circostanze che hanno portato al ritiro del rapporto di Zambon e sui motivi del mancato aggiornamento del piano pandemico. Aggiornamento previsto dalla stessa Oms e, con decisione vincolante, dal Parlamento europeo, a partire dall’ottobre 2013. Da quel che è emerso nelle indagini della procura diretta da Antonio Chiappani, l’Italia non solo non ha mai aggiornato il piano (fino a tre mesi fa), ma non ha mai attuato neanche quello vigente del 2006. Che prevedeva, tra le altre cose, le scorte di mascherine e i ventilatori polmonari (mai acquistati), che hanno portato i medici a combattere senza armi un nemico sconosciuto, ma anche il «censimento degli ospedali», con i posti presenti in ciascun reparto di infettivologia. Per capire e ristabilire la catena decisionale, i pm hanno inoltrato una rogatoria a Ginevra, passando dal ministero della Giustizia e dalla Farnesina. Anche per via della «mancata collaborazione» della autorità dell’Oms alle indagini, come la stessa pm Rota ha dichiarato nel corso dell’ultima puntata di Report. La gestione dell’intera vicenda, ma anche le chat e le mail emerse nel corso delle indagini, rischiano ora di mettere in dubbio l’indipendenza dell’Oms, che, per «compiacere» l’Italia avrebbe rimosso, in meno di ventiquattro ore dalla sua pubblicazione, il rapporto redatto da quelli che Guerra definiva i «somarelli di Venezia». Un rapporto finanziato dal Kuwait, per capire che cosa l’Italia avesse sbagliato nella gestione della pandemia ed evitare di ripetere gli stessi errori. «Sono stato brutale con gli scemi di Venezia», scriveva ancora Guerra al presidente dell’Iss Brusaferro, lo scorso 14 maggio. «Ho mandato scuse profuse al ministro. Alla fine sono andato su Tedros (Adhanom Ghebreyesus, il direttore generale dell’Oms, ndr.) e ho fatto ritirare il documento. Spero anche di far cadere un paio di incorreggibili teste». Una, quella di Zambon, è già caduta, visto che il ricercatore è stato indotto alle dimissioni. Ma ora a rischiare è lo stesso Guerra, dopo che un portavoce dell’Oms ha smentito che il direttore generale Ghebreyesus sia stato «coinvolto nello sviluppo, nella pubblicazione o nel ritiro del rapporto» e ha ricordato come Guerra «non sia mai stato il numero due dell’organizzazione, ma solo uno degli 11 direttori vicari».

LA STAMPA

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