Covid, il segnale da over 80 e sanitari: i vaccini invertono la curva

La stessa piegatura si osserva negli anziani. La fascia 60-79 e quella 80-89 hanno un andamento simile — con una incidenza più elevata per i più anziani — fino all’inizio di febbraio, «quando in concomitanza con la vaccinazione degli ultraottantenni la curva mostra una inversione,con una maggiore incidenza nei soggetti di età 60-79 anni». Ed ecco la conclusione degli esperti dell’ISS: «Le differenze nei trend osservati nel numero di casi tra gli operatori sanitari» e nelle persone da 80 anni in su «sono attribuibili alla campagna di vaccinazione».

I numeri non lasciano spazio a dubbi: con l’aumentare dell’età dei pazienti si osserva un aumento della letalità, cioè del rapporto tra numero di morti e numero di malati in relazione alla popolazione. La letalità più alta (38,1%) si registra tra le persone con più di 90 anni e tra gli over 80 (25,7%), scende all’11,9% nella fascia 70-79, si attesta al 3,7 sopra i 60 anni e crolla allo 0,8 sopra ai 50 anni. Nella fascia 0—19 anni, che ha raggiunto il picco nella settimana del 26 ottobre, si sono contagiati 516.628 cittadini e la letalità in percentuale è pari a zero, anche se purtroppo ci sono stati 22 morti in totale. Dall’inizio dell’epidemia fino al 7 aprile 2021 sono stati registrati in Italia 3.667.576 casi, 2.780.674 guariti e purtroppo 110.559 decessi. L’età mediana dei casi, che all’inizio dell’epidemia era di 60 anni e tra agosto e settembre era scesa a 30, si è ora attestata attorno ai 46 anni. L’età media dei decessi, calcolata sulle ultime tre settimane, è di 80 anni.

Se nella fase iniziale dell’epidemia «era superiore il numero di casi diagnosticato in persone di sesso maschile», il dato complessivo dal febbraio del 2020 al 7 aprile di quest’anno «riscontra un numero di casi leggermente più elevato in persone di sesso femminile», con una percentuale del 51,2. Ma il dato cambia quando si arriva al triste bollettino delle vittime, perché «a partire dalla fascia di età 30-39 la letalità è più elevata nei soggetti di sesso maschile». Gli esperti dell’Istituto sottolineano tra l’altro come il quadro dei decessi e dei contagi sia «sottostimato» a causa della forte pressione sui dipartimenti di prevenzione. L’Italia è stata colpita da tre ondate di Covid e la speranza è che non ce ne sia una quarta. Da tre settimane l’incidenza ha iniziato lentamente a calare. Se dal 22 al 28 marzo si registravano 232,74 casi su 100 mila abitanti, fra il 29 marzo e il 4 aprile la media nazionale è 210,8. Anche l’Rt è in discesa allo 0,92, eppure gli studiosi della Task force raccomandano «il rafforzamento/innalzamento delle misure su tutto il territorio nazionale». Aumentano le persone asintomatiche (56,1%) o pauci-sintomatiche (17,2%), calano i casi severi (4,4%) e i decessi, in particolare nelle fasce d’età 0-19, 20-59 e 60-69. I casi definiti lievi riguardano il 21,5 per cento dei contagiati. Il 94,5 per cento delle persone colpite si sta curando a casa.

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