Vaccini, nei frigo solo tre milioni di dosi, ma servono per i richiami: ritardi e inciampi del piano
di Fiorenza Sarzanini e Alessandro Trocino
Il presidente del Veneto Luca Zaia rispolvera un proverbio inventato dal direttore del Mattino Edoardo Scarfoglio, a fine 800: «Non si possono fare le nozze con i fichi secchi». Dove le nozze sarebbero l’immunità di gregge e i fichi secchi i pochi vaccini. L’infettivologo Massimo Galli, invece, si affida alla saggezza popolare: «Senza AstraZeneca, abbiamo solo due gambe per il nostro sgabello». E, si sa, con due gambe sole il rischio di cadere è alto. In questi giorni la campagna vaccinale sembra sempre più traballare: le scorte sono praticamente finite, ci sono tre milioni di dosi che restano in magazzino prudenzialmente per tenere una riserva per i richiami e molte regioni hanno hub, farmacisti e volontari in stand by perché manca la materia prima. Eppure, nonostante tutto, il commissario straordinario per l’emergenza Covid, il generale Francesco Paolo Figliuolo, perlustra il campo di battaglia spronando le truppe (le Regioni) e ostentando sicurezza: «Siamo in linea con il piano». I suoi dati non sembrano però combaciare con quelli delle Regioni. E dai governatori parte l’allarme.
I calcoli di Figliuolo
Nella sua ultima versione (prima era previsto a metà aprile), l’obiettivo è raggiungere 500 mila vaccinazioni al giorno a fine mese per arrivare a settembre a immunizzare il 70 per cento della popolazione. Giovedì sono state fatte 299 mila somministrazioni. Come recuperare le 200 mila che mancano? Ecco i calcoli del commissario. Le dosi previste da contratto per aprile sono 8 milioni, alle quali Figliuolo assicura che si aggiungerà un 15-20 per cento in più. A queste bisogna sommare le dosi consegnate a inizio aprile, relative al primo trimestre, e non ancora usate: il totale delle dosi disponibili ad aprile, dunque, dovrebbe essere di 12 milioni circa. Dal 1° all’8 aprile sono state fatte 1,9 milioni di vaccinazioni. Sottraendo 1,9 da 12 milioni, si hanno 10,1 milioni. Dividendo per 22 giorni, la media farebbe 460 mila circa al giorno. Ma ora siamo, come abbiamo visto, a 300 mila circa. Quindi a fine mese la disponibilità dovrebbe consentire, nell’ultima settimana, di avere 500 mila dosi al giorno. E a maggio e giugno? Sottraendo dai 52 milioni di dosi previste nel secondo trimestre le 10 milioni di aprile, ne rimangono 42. Divisi per 60 giorni farebbe 700 mila dosi al giorno disponibili. Calcolando una riserva del 25-30 per cento per i richiami, avremmo comunque a disposizione 500 mila dosi al giorno. Ancora meglio andrebbe nel terzo trimestre, quando le dosi da contratto sono 84,8 milioni.
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