L’Europa si rifonda o affonda

L’abbiamo scritto un miliardo di volte: la pandemia ha un pregio, non conosce sfumature, ingigantisce il buono e il cattivo delle nostre vite, mostra con spietata chiarezza quello che va e quello che non va e mai come in questi giorni ha reso così evidente l’incompiutezza, e dunque l’inadeguatezza, dell’Unione europea.

Povera casa chiassosa, dove è una sciocchezza dire del dominio della burocrazia, piuttosto è il dominio sterile dell’assemblearismo di ventisette stati membri per cui, finché non si raggiunge l’unanimità, nulla si decide. Il risultato è il compromesso non al ribasso, come sarebbe ovvio, ma allo sprofondo, e la prova è nell’imbarazzante, fallimentare politica di acquisto dei vaccini. Ogni casa farmaceutica si sente autorizzata a mettere l’Europa in coda, a non rispettare i patti, a mandare i vaccini dove evidentemente li pagano di più, nella certezza di non incappare in conseguenze perché tanto l’Europa ha la rapidità di reazione del bradipo e l’indole ritorsiva del piccione. Lo si è visto nei giorni scorsi, coi ventisette incapaci persino di stabilire se ad AstraZeneca si debba dire bau o babau, e infatti non diranno niente.

Intorno a noi il resto del mondo acquista, vaccina, negli Stati Uniti cento milioni di dosi inoculate in quarantaquattro giorni di presidenza di Joe Biden (avrà qualche merito Donald Trump? Non sarebbe dignitoso riconoscergliene?), Israele passato all’immunizzazione dei ragazzi, la Gran Bretagna ormai a due passi delle riaperture, la Cina allegra e pimpante in giro a colonizzare il pianeta, e noi qui a darci addosso per scaricare la colpa l’uno sull’altro, con la povera Angela Merkel obbligata a strillare il risaputo in faccia al rissoso cancelliere austriaco Sebastian Kurz, e ricordargli il solito tragico numeretto: ventisette. La strategia è stata decisa dai ventisette, e non da un burocrate bruxellese con ragnatele incorporate. Un’impotenza frustrante che ci condannerà al disastroso ritardo sul momento della ripresa, quando gli altri saranno già al galoppo.

Prima Merkel e poi Mario Draghi hanno detto che la faccenda si risolve tutti assieme o ognuno sarà costretto a fare per conto proprio (ed è già la soluzione dei sovranisti dell’Est, anzitutto di quel ceffo di Victor Orbán, uno mosso dalla determinazione di succhiare il succhiabile dall’Europa intanto che la dichiara nemica del popolo – bell’affare – e comincia a raccogliere parecchi discepoli, pure da queste parti). E cioè, farà chi è in grado di fare, ed è in grado di fare chi è in grado di decidere. L’Europa purtroppo non ha nessuno che decida.

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