Vaccino Covid, stop alle prenotazioni per le categorie dei servizi pubblici essenziali, precedenza ad anziani e fragili

di Lorenzo Salvia

Vaccino Covid,  stop alle prenotazioni per le categorie dei servizi pubblici essenziali, precedenza ad anziani e fragili

Esaurire le «code», cioè vaccinare chi ha già preso l’appuntamento. E garantire i richiami per chi ha fatto la prima dose. Ma fermare subito le nuove prenotazioni. Sulle categorie dei servizi pubblici essenziali è questo l’orientamento delle regioni, che pure respingono l’accusa di aver costruito corsie preferenziali. Stop quindi agli appuntamenti per avvocati, giornalisti, dottorandi universitari, informatori del farmaco e via dicendo, con tutte le variazioni sul tema che abbiamo visto. In modo da mettersi in linea con il richiamo arrivato dal presidente del consiglio Mario Draghi, con le parole del capo della Protezione civile Fabrizio Curcio e con quanto già previsto dall’ultima versione del piano vaccini, che dà la precedenza ad anziani e fragili. Un documento approvato due settimane fa e quindi «pienamente vincolante», come ricorda il ministro della Salute Roberto Speranza.

Le linee guida sui centri vaccinali e la nuova distribuzione

I dettagli di questa conversione saranno discussi oggi dalla Conferenza Stato-Regioni. Un appuntamento che servirà a esaminare le linee guida del governo per i punti vaccinali straordinari da aprire, con orario minimo d’apertura di 12 ore e una permanenza media di 10 minuti. E anche i criteri per la ripartizione tra le regioni delle forniture in arrivo da metà aprile in poi: si terrà conto del numero di assisiti dal servizio sanitario. Senza calcolare gli under 16, che non possono essere vaccinati, e gli over 80, perché le forniture in arrivo in questi giorni bastano per coprire l’intera platea. In realtà ci sono regioni che si stanno già portando più avanti, come il Lazio che da domani terrà aperto fino a mezzanotte il centro dell’aeroporto di Fiumicino. Anche l’Umbria si è portata avanti, ma sullo stop alle prenotazioni per i servizi essenziali, deciso ieri mattina. E la lista delle categorie coinvolte, anche in versione parziale, fa capire bene quanto si fossero allargate le maglie del sistema: centri operativi comunali, operatori dei tribunali, manutentori di dispositivi elettromedicali.

La difesa delle regioni

La linea di difesa delle regioni è che la vaccinazione è stata aperta a queste categorie per non tenere fermi i due milioni e mezzo di dosi di AstraZeneca consegnati finora. Un vaccino che non può essere utilizzato sui fragili e sugli ultraottantenni. E che, anzi, fino a poco tempo fa, poteva essere utilizzato solo sotto i 65 anni, all’inizio sotto i 55. Resta il fatto che per il personale non sanitario, calderone nel quale è rientrato un po’ di tutto, sono state utilizzate 1,4 milioni di dosi. La metà di quelle che sono andate alla prima categoria in lista, quella del personale sanitario e sociosanitario, un filo sotto i 2,9 milioni. E non troppo lontano nemmeno dall’altro «target prioritario», le persone con più di 80 anni, che hanno avuto meno di 2,5 milioni di dosi.

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