Gli equilibri di governo e le spinte opposte

di Angelo Panebianco

La scelta di Enrico Letta come segretario del Pd, ridando stabilità a un partito importante della coalizione di governo, sembrerebbe rafforzare l’esecutivo. Per un verso, è sicuramente così. Ma per un altro verso potrebbe contribuire a indebolirlo. Sono intuibili le ragioni per cui il governo dovrebbe esserne avvantaggiato. Letta, almeno per un certo periodo, guiderà il Pd con mano sicura. A differenza del suo predecessore, non dovrà fronteggiare, almeno per un po’, la guerriglia interna. Anche se controvoglia le correnti del Pd dovranno rispettare, nei prossimi mesi, una sorta di tregua fra loro. Letta, verosimilmente, stabilirà uno stretto legame di collaborazione con il neo-leader dei 5Stelle Giuseppe Conte e,in questo modo, indirettamente, contribuirà a dare stabilità anche a quello che è tutt’ora il partito di maggioranza relativa. La cooperazione sarà vantaggiosa per entrambi nella quotidiana attività di governo ma anche in vista, fra un anno, dell’elezione del presidente della Repubblica. Insomma, sul versante, diciamo così, di «sinistra» della larga coalizione che sostiene Mario Draghi, si va, presumibilmente, verso una maggiore stabilità e coesione. Fin qui le ragioni per cui Letta segretario del Pd è una buona notizia per il governo. Ma c’è il risvolto della medaglia. Quanto più si rafforza il polo di sinistra della coalizione di governo, tanto più si destabilizza per contraccolpo il polo di destra.

Sappiamo che c’è una asimmetria di partenza (già di per sé causa di tensioni) fra sinistra e destra in relazione al governo Draghi. L’asimmetria consiste nel fatto che mentre la sinistra è quasi tutta dentro la coalizione di governo, la destra no, è divisa fra una parte che sostiene il governo (Forza Italia e Lega) e una parte all’opposizione (Fratelli d’Italia). Mentre i partiti di sinistra non devono temere forti concorrenti (di sinistra) che cerchino di eroderne i consensi facendo pagare loro il sostegno a Draghi, la destra di governo subisce la concorrenza di un partito di destra critico del governo e pronto ad avvantaggiarsi politicamente (a scapito di Forza Italia e, soprattutto, della Lega) di ogni eventuale errore dell’esecutivo. Sentendo sul collo il fiato di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia Matteo Salvini è oggi il più ciarliero dei leader che sostengono il governo, ogni giorno impegnato a piantare bandiere leghiste qua e là . Anche a costo di disturbare l’attività dei ministri leghisti.

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