“Ci ha fregati, ora si farà acclamare”, Renziani sospettosi e Bonaccini tace

La vera partita il voto a Roma

Un voto che per Zingaretti sarà la linea Maginot tra la sopravvivenza e il baratro. E qui torna in ballo l’ex ministro del Tesoro. Il quale per vincere dovrebbe stringere un patto con i grillini, per farsi votare al secondo turno se la Raggi uscirà sconfitta. Ecco perché, il sospetto è che al governatore del Lazio serva silenziare le polemiche sulla sua linea di alleanza stretta con i 5 Stelle fino a ottobre, quando si voterà nei comuni.

Anche gli amici “perplessi”

Ma non sono solo i nemici di Zingaretti a storcere il naso, anche i suoi «amici» sono perplessi. Il termine «perplesso» usato da Enrico Letta è infatti condiviso da chi come Goffredo Bettini (insieme a Andrea Orlando) non condivide le dimissioni e ritiene che Zingaretti abbia tutte le carte per giocarsi la partita in un congresso. Dove si devono misurare due linee politiche, quella di un’alleanza con M5s e Conte e quella di un centro liberale con Renzi, Calenda e Forza Italia che resterà con Salvini… L’ideologo del partito si è collegato in call con altri della corrente di sinistra del partito, per organizzare il «ripensamento». Sperando che i giorni portino consiglio. E tacitando quelli che dietro le quinte biasimano la «fuga» del segretario. Lui, Zingaretti dice però di non volerne più sapere. «Ha lanciato l’idea del congresso in Direzione, lo hanno spernacchiato, volevano fare le primarie per scalzarlo e rischiavamo di restare fino a novembre con questo stillicidio, quindi per amore del partito ha mollato e non torna. Fine dei giochi», assicurano i suoi.

LA STAMPA

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