Ora un premier per tirarci fuori dalla palude

di RAFFAELE MARMO

Le attese (per oggi) dimissioni di Giuseppe Conte sono il primo, autentico, atto di chiarezza e di onestà intellettuale e politica in questa controversa e per molti versi grottesca crisi di governo. Un esito che doveva e poteva arrivare prima in un tempo segnato dalla più grave tragedia sanitaria, economica e sociale dal Dopoguerra. Ma tant’è. Tardi e forse anche male, ma finalmente l’avvocato del popolo, senza più numeri in Parlamento, ha deciso di rimettere il pallino nelle mani del presidente della Repubblica. Toccherà a Mattarella rimettere a posto il puzzle scomposto della politica e far emergere la figura giusta per traghettare il Paese quantomeno fuori dal caos e dalla palude degli ultimi mesi.

Diciamolo come va detto, senza fronzoli e senza complimenti. Dall’inizio dell’autunno l’Italia è stata governata più o meno alla giornata. Ma, come raccontava efficacemente Mino Martinazzoli rispetto ad altre circostanze, “la nave è ormai in mano al cuoco di bordo e ciò che trasmette il megafono del comandante non è la rotta ma ciò che mangeremo domani”. Insomma, le convulsioni, i conflitti, le contraddizioni della maggioranza giallo-rossa hanno pesato, eccome, sulla definizione delle più delicate e vitali decisioni delle lunghe settimane di questo autunno-inverno di desolazione e di emergenza.

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