Covid in Lombardia, crollano l’indice di contagio e le telefonate di emergenza. Ma preoccupano le diverse varianti

di Sara Bettoni

Covid in Lombardia, crollano l'indice di contagio e le telefonate di emergenza. Ma preoccupano le diverse varianti

Dall’indice di contagio, fino al numero di nuovi casi e alle chiamate ai servizi d’emergenza, sono vari i segnali positivi che portano la Lombardia in zona arancione, al di là delle polemiche tra governo e Regione. Ma ci sono anche spie da tenere d’occhio, che spingono alla cautela.

Partiamo dall’indice di contagio Rt. Nell’ultimo monitoraggio della cabina di regia dell’Istituto superiore di sanità si calcola che sia a 0,82, tra i più bassi in Italia e al di sotto della soglia critica di 1. Segno che le misure di contenimento stanno facendo effetto. Il dato, come per le altre Regioni, è riferito al 6 gennaio 2021, quindi a due settimane fa ed è calcolato sui casi sintomatici. Ma il Pirellone tiene sotto controllo anche altri fattori. Tra questi ci sono le chiamate ai numeri d’emergenza, in particolare quelle per problemi respiratori e infettivi. Dopo il picco di novembre 2020 e una piccola risalita nei primissimi giorni di gennaio, ora sono di nuovo in discesa. I pronto soccorso in questo momento non sono sotto stress, come raccontato nei giorni scorsi da diversi medici. In calo anche il numero di positivi registrati quotidianamente, ma bisogna sempre tenere conto che questo dato è influenzato dalla quantità di tamponi fatti.

La situazione però non è omogenea in tutto il territorio. Se si osserva l’incremento settimanale dei contagi e il numero di casi ogni 100 mila abitanti, emergono grandi differenze tra le province. Bergamo, duramente colpita nella prima fase dell’epidemia, ora vive una situazione meno grave. Facendo leva su questi numeri, il sindaco Giorgio Gori nei giorni scorsi aveva chiesto una deroga alla zona rossa. Destano invece più preoccupazione Varese e Mantova. Quest’ultima provincia in particolare richiederebbe limitazioni più stringenti per arginare la diffusione del virus. Tornando agli ospedali, due indicatori calano in modo meno deciso o non calano affatto: i pazienti ricoverati nei reparti a media intensità di cura e quelli in terapia intensiva. Nei grafici la prima curva è leggermente risalita negli ultimi giorni, la seconda scende lentamente. Le strutture sanitarie quindi devono ancora fare i conti con la gestione giornaliera dell’epidemia, oltre a occuparsi delle altre patologie e in caso di una rapida crescita dei contagi sarebbero già parzialmente impegnate.

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